Cna, Casola: "In attesa di risposte dalla Regione"

Continua la lotta all'abusivismo, scattano le prime denunce

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Salerno.  

Tra le possibili riaperture tanto attese c’è quella dei parrucchieri e barbieri. Una categoria che in questi mesi si è battuta per poter andare avanti, riprendere l’attività lavorativa e combattere il fenomeno dell’abusivismo. Sulla possibile riapertura del 18 maggio, oltre alle linee guida dell’Inail, è stato presentato anche un protocollo della Cna di Salerno che lavora per definire con l’Unità di crisi della Regione Campania tutte le modalità operative per la riapertura di parrucchieri, barbieri ed estetiste. Non sono escluse, in ogni caso, modifiche sul protocollo che è in attesa di approvazione.

Nel protocollo della Cna, sono presenti le misure organizzative generali e le misure igienico sanitarie da seguire. Tra cui una buona programmazione di tutte le attività, la gestione degli spazi che potrebbero essere ottimizzati anche tramite soluzioni innovative rispetto alla zona originariamente prevista per l’attesa, al fine di garantire le attività e il distanziamento fra clienti ed operatori. Ad esempio, si possono riorganizzare gli spazi interni sfruttando tali aree per le fasi di attesa tecnica (ad es. tempo di posa del colore). Potranno altresì essere utilizzate barriere separatorie fra aree e postazioni al fine di mitigare il rischio (in particolare per le aree lavaggio). Prevedere una distanza minima di almeno due metri tra le postazioni di trattamento. Limitare il numero di persone presenti nel locale allo stretto necessario. Prevedere orari di lavoro flessibili e, ove possibile, turnazione dei dipendenti. Ove possibile lavorare con le porte aperte. Eliminare riviste ed ogni altro oggetto che possa essere di utilizzo promiscuo nel locale.

Il protocollo della Cna è molto simile alle linee guida rese note dall’Inail anche per quanto riguarda le fasi di prenotazione, accoglienza e conclusione del servizio. In caso di sintomatologia respiratoria o di febbre superiore a 37.5°C il cliente dovrà rimanere a casa. Pagamento in contanti, prenotazione telefonica o tramite app, forniture ai clienti durante il trattamento.

Sui possibili scenari, però, c’è ancora tanta confusione. “C’è la possibilità di riaprire ma siamo ancora in attesa di conferma da parte della Regione Campania”. Ci racconta Sergio Casola, presidente regionale dell’Unione Benessere e Sanità che rappresenta la categoria dei parrucchieri e delle estetiste. “Come Cna abbiamo realizzato un codice di autoregolazione che deve essere approvato dalla task force regionale. Molto probabilmente nei prossimi giorni sapremo come organizzare le nostre attività. Siamo favorevoli a qualsiasi attività che sia a favore della sanità, ma spero che i nostri saloni non diventino delle sale operatorie”.

Tra i dubbi e le perplessità maggiori c’è la poca chiarezza sulla gestione dei centri e dei saloni, sulla cura dei clienti. Tanti i professionisti che in queste settimane hanno chiamato il presidente Casola per chiedere chiarezza. “C’è da chiarire il numero di persone che deve essere presente in negozio, tra lavoratori e clienti. Al momento c’è grande confusione. Ricevo tantissime telefonate al giorno di colleghi che chiedono spiegazioni e mi rammarica non riuscire a dare una risposta valida. C’è paura e tensione anche perché in questi mesi abbiamo assistito a tanti abusivi del settore”. Continua Casola che, insieme al Prefetto Russo e ai sindaci dell’Anci, in queste settimane si è battuto per contrastare quanti, in barba alle normative vigenti, hanno scelto di operare da casa.

“È un qualcosa di inaudito, ci sono colleghi che continuano a recarsi in casa senza rispettare chi da due mesi rispetta la legge e non lavoro. Per questo ho avuto un confronto con l’Anci, con il Prefetto e stiamo denunciando. Chiunque può farlo al 117 in forma anonima. Spero che qualcosa si muova, è un segnale importante da dare”.

L’ultimo punto da chiarire, secondo Casola, è quello legato al possibile rischio di contagio una volta ripresa l’attività lavorative e le responsabilità del datore di lavoro.

“C’è da chiarire anche l’aspetto penale”, conclude, “ho letto che se un mio dipendente dovesse risultare positivo al virus, sarei passabile di denuncia per infortunio sul lavoro. Non è fattibile. Nascerebbero “guerre” tra sindacati e associazioni di categorie. È impensabile”.