Uccelli migratori, sul monte Cervati la prima indagine del Sud Italia

Il progetto "MigrAndata" sulla vetta più alta della Campania

uccelli migratori sul monte cervati la prima indagine del sud italia
Salerno.  

Il 21 agosto scorso gli ornitologi come i migratori hanno rispettato la promessa del ritorno ed hanno riportato i loro anelli sulla vetta più alta della Campania, per riprendere il progetto “MigrAndata - Cervati”: il monitoraggio dell’avifauna migratrice e stanziale presente sul Monte Cervati, attraverso la tecnica dell’inanellamento a scopo scientifico. Un progetto ideato e curato dall’associazione Ardea APS, approvato dall’ISspra, è autorizzato dalla Regione Campania per il triennio 2021-2023 e sostenuto da A2A.

Oggi la migrazione primaverile (che vede i migratori tornare in Europa dall’Africa per nidificare e perciò detta “di ritorno”) è ben studiata e conosciuta. Ma conosciamo meno, invece, la “migrazione di andata” (da cui prende il nome il progetto): quella che avviene a partire da fine agosto e in autunno, e che vede gli uccelli migratori andare in Africa. Le informazioni sulla migrazione di andata risultano incomplete e frammentarie soprattutto quando si tratta di territori posti in aree interne.

“MigrAndata - Cervati” vuole contribuire a colmare questo gap di conoscenze, ed ecco perché come luogo del progetto è stata scelta l’incantevole vetta del Cervati. La stazione di inanellamento è infatti situata sul Monte Cervati a 1880 m. s.l.m., nel comune di Sanza, nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, che patrocina questa ricerca.

MigrAndata - Cervati si aggiunge alle pochissime stazioni d’alta quota presenti in Italia: a quelle alpine, che operano dal 1997 sui valichi montani e che fanno parte del “Progetto Alpi”; e all’unica stazione dell’Appennino, che dal 2003 opera sull’altopiano di Campo Imperatore – Gran Sasso.

In tutto l’appennino meridionale tale indagine non era stata mai condotta, pertanto “Migrandata - Cervati” vuole spostare più a sud la raccolta dei dati sulla migrazione degli uccelli in contesti di alta quota, istituendo così il primo presidio di questo tipo per il Mezzogiorno.

Il campo base è collocato nei pressi del santuario della Madonna della Neve, dove non è possibile agganciarsi alla rete elettrica, l’acqua presente non è potabile per tanto viene razionata e quella potabile viene portata in quota ogni giorno. Se la temperatura durante il giorno è estiva con circa 30 C°, una volta che il sole è calato, questa può scendere al di sotto degli 8 gradi.

Nonostante le difficoltà logistiche, il campo è stato completamente plastic free e più sostenibile possibile, con pannelli solari ed accumulatori che garantiscono alimentazione totalmente green a km 0.

Il monitoraggio attraverso l’inanellamento a scopo scientifico riguarda soprattutto gli uccelli transahariani (cioè che trascorrono l’inverno a sud del Sahara) di alta quota durante la fase di migrazione di andata, verso sud. Lo scopo è di raccogliere informazioni utili sulla comunità ornitica presente e di passaggio migratorio sul Cervati per almeno 3 anni consecutivi, nella finestra temporale tra fine agosto e inizio settembre. E di raccogliere dati relativi a specie di ambienti estremi che per numerosi aspetti sono ancora poco conosciute.

Questa indagine risulta di estrema importanza in quanto gli ambienti aperti di alta quota dell’Appennino sono quelli che maggiormente vengono colpiti dell’emergenza climatica. E gli uccelli migratori che le utilizzano rischiano di sparire in tempi brevi. Infatti le temperature sempre più alte stanno spostando sempre più in alto il limite arboreo, gli alberi avanzano verso la vetta e di fatto strozzano tutti quegli habitat di cima, ricchi di specie endemiche soprattutto fra le piante e gli insetti. La riduzione progressiva delle vette e degli ambienti di cima, che anno dopo anno diventano più piccoli e inospitali per gli uccelli migratori, lo sfasamento dei cicli biologici di piante e invertebrati alla base della dieta degli uccelli, possono ulteriormente danneggiare i migratori che usano le vette come oasi in cui rifocillarsi.