Smantellata la rete criminale del clan Fezza-De Vivo, con base operativa a Pagani nell'agro nocerino sarnese, e con ramificazioni in tutta Italia.
Blitz in tutta Italia, ci sono anche tre minorenni tra gli indagati
Maxi operazione interforze coordinata dalla DDA di Salerno, con carabinieri, poliziotti e finanzieri che hanno dato esecuzione a 88 misure cautelari (79 in carcere, 9 ai domiciliari) in 21 città italiane distribuite fra cinque regioni. Tra le persone coinvolte anche tre minorenni.
Traffico internazionale di droga, tentato omicidio, estorsione - tutti aggravati dal metodo mafioso - i reati contestati, a vario titolo, agli indagati.
L'arresto dell'ultimo boss e il tentativo di rinascita
L'operazione di Squadra mobile di Salerno e carabinieri del Reparto territoriale di Nocera Inferiore è partita dall'arresto nell'agosto 2023 di Vincenzo Confessore, considerato l'ultimo dei boss in libertà del clan.
Gli investigatori hanno ricostruito la rete di fiancheggiatori non solo tra le province di Napoli e Salerno ma anche nel resto del Paese. Chiarite anche le circostanze del tentato omicidio di un giovane spacciatore della zona che non si era voluto sottomettere alle imposizioni del clan, che nel frattempo ha cercato di riorganizzarsi sul territorio.
Le donne al vertice della "cassaforte" del clan
Per farlo ha affidato ruoli di primo piano anche alle donne, tra cui la gestione della cassa e la spartizione dei proventi illeciti, oltre al riciclaggio dei capitali.
Per riaffermare la propria presenza, gli indagati avrebbero commesso numerosi atti di violenza e minacce, con l'intento di intimorire la popolazione.
Il traffico internazionale di droga da Sud America, Olanda e Spagna
I "Fezza-De Vivo", secondo l'accusa, gestivano anche un fiorente traffico internazionale di droga che dal Sud America, dalla Spagna e dall'Olanda riforniva le piazze di spaccio dell'agro nocerino sarnese fino all'area napoletana di Sant'Antonio Abate e Santa Maria la Carità.
In pochi mesi, hanno spiegato gli inquirenti nella conferenza stampa in Procura a Salerno, sono stati movimentati ben 600 chili di hashish, 100 di marijuana e 35 di cocaina.
Gli altri clan costretti a pagare la tangente e gli scontri mafiosi
Una gestione "militare" che costringeva le organizzazioni criminali minori a versare tangenti al clan per poter continuare ad operare illegalmente, ma sempre sotto l'egida dei "Fezza-De Vivo".
Una situazione di conflittualità costante tra gruppi criminali che sono sfociati, come ricostruito dal procuratore vicario Rocco Alfano e dal procuratore Angelo Frattini, in plateali pestaggi o eclatanti azioni di fuoco eseguiti dalla compagine paganese.
Sequestrato l'arsenale: trovate anche pistole di fabbricazione russa
In dotazione al gruppo di fuoco anche un vero e proprio arsenale con armi da guerra tra cui fucili Skorpion, Kalashnikov e numerose pistole, anche di fabbricazione russa. Nel corso delle operazioni è stato scoperto il covo in cui il clan nascondeva le armi utilizzate per compiere i vari agguati o rappresaglie: sequestrate mille cartucce di vario calibro, una pistola mitragliatore UZI, 8 pistole e 2 giubbotti antiproiettile.
Non solo. Tra gli affari criminali che ingrossavano le casse del sodalizio camorristico anche i furti di veicoli e le estorsioni con la tecnica del "cavallo di ritorno" e del riciclaggio delle auto.
