Di Martino, il bronzo più atteso della storia dell'atletica

Ci sono voluti dieci anni per avere la medaglia dopo la squalifica per doping della Chicherov

Cava de' Tirreni.  

Un bronzo mondiale è arrivato in Campania. Finalmente è il caso di dire. Da Doha a Capodichino il volo dura qualche ora, mentre l’attesa di Antonietta Di Martino è durata addirittura dieci anni. La medaglia non l’ha vinta ai campionati mondiali in corso di svolgimento. In Qatar ha solo ricevuto quel metallo pregiato che a Berlino le era scappato.

In quell’edizione dei campionati iridati, nella gara di salto in alto, la Di Martino si fermò ai piedi del podio saltando 199 cm. A precederla l’immensa Blanka Vlasic, la russa Anna Chicherova e la tedesca Ariane Diredrich. La Di Martino lasciò la pedana di salto molto delusa. Due anni prima, ai mondiali di Osaka in Giappone, era riuscita a vincere la medaglia d’argento e non salire sul podio a Berlino era un risultato deludente. Ma in realtà in quella gara la saltatrice salernitana era giunta terza. Solo dopo dieci anni la russa Chicherova è stata finalmente squalificata per doping.

Una medaglia ricevuta grazie ad un tribunale non ha lo stesso sapore di una conquistata in pedana. Ma dieci anni dopo la Di Martino ha accettato col sorriso il risultato. Adesso è mamma di Francesco. Non salta più da un po’ di anni e può ricordare le sue imprese più belle. Alla lunga gli atleti che hanno gareggiato a “pane e acqua” potranno sempre vantarsi dei proprio risultati. Chi invece ha barato rischia di perdere medaglie pregiate e camminare a testa bassa, basta chiedere ad Anna Chicherova.