di SABATO ROMEO
Danilo Iervolino torna a parlare. Lo fa nel podcast della Salernitana Vianema: “Sono rimasto in silenzio perché ero arrabbiato con me stesso e volevo pensare più a lavorare che fare polemiche. Il mio silenzio però è stato molto coraggioso, altrimenti avrei dovuto rispondere con rabbia a chi ha strumentalizzato. Non mi andava di fare promesse per ottenere consensi né rinfacciare quello che ho fatto e ho investito. Il silenzio aiuterà perché il tempo è galantuomo ed è il giudice migliore.
Fastidio? La resa dei calciatori e la fiducia che ho dato ad alcuni manager che è stata tradita, qualche attacco ingeneroso. Quando il rettangolo di gioco ti penalizza tutto diventa secondario. Ero dispiaciuto con me stesso, di non aver raggiunto alcuni obiettivi. Il silenzio è dipeso da quello e dalla voglia di parlare poco. Sui social e sui media è montata l’idea del mio disimpegno. Ora però pancia a terra e lavorare e capiremo fra qualche anno se il mio operato sarà stato giusto: c’ho messo il cuore, investimenti, tutto me stesso. Non ho alcun rimpianto.
Retrocessione? Non rifarei tante cose. Un presidente di calcio non si nasce ma si diventa. Dovevo abbassare gli entusiasmi, fare meno proclami. Accendere meno una passione già fortissima in città. Non posso ritornare indietro e fare rewind. Avevamo calciatori importanti come Dia, Tchaouna, Daniliuc. La squadra aveva un suo criterio ed eravamo confidenti. Purtroppo nel calcio non bastano gli investimenti ma calma, serenità, che nessuno venga messo in discussione. Litigi e frizioni portano caos. Tornassi indietro farei le stesse cose ma magari essendo più presente, prendendo scelte da solo e senza fidarmi di tanti consiglieri. La responsabilità è mia e mi assumo tutte le responsabilità.
Serie B? Ora progettiamo per aspirare e se non ritornare tra due-tre anni in serie A. Mi sento più maturo, ho compreso gli umori e mi sento più bravo di qualche anno fa.
Futuro? Resto proprietario. Ho fatto una scelta aggiungendo e non sottraendo perché non sono scomparso. Dal primo giorno ho capito l’importanza delle infrastrutture. La presidenza Busso è voluta per dare maggior peso a questo aspetto. Resto l’azionalista totalitario e sono coinvolto, presente. Siamo tutti concentrati per tirare nella stessa direzione e centrare una salvezza comoda.
Tifosi? L’amore non è bello se non è litigarello. I tifosi sono amareggiati e lo capisco perché volevano essere protagonisti in serie A. Uscire di scena così presto, vedere la squadra soffrire ha fatto male a tutti. Lo capisco. Il mio rapporto con i tifosi e di grandissima stima e rispetto. La forza della Salernitana è il pubblico che sostiene la squadra. Loro devono rifarsi al cuore e al coraggio della tifoseria. Il rapporto è come il primo giorno e spero di potermi confrontare con loro per sottolineare che la Salernitana non è un ripiego ma ho l’onore di essere proprietario di una squadra così importante. Porto rispetto alla città e alla gente di Salerno. Non è giusto sentirmi dire che non ho rispetto così come io abbia disatteso gli impegni. Ho disatteso gli obiettivi ma c’è sempre tempo. Non posso consentire a nessuno di offendermi, ledendo l’immagine mia e della Salernitana.
Costi? La società è stata sempre finanziata da me e dalle mie risorse personali. La Salernitana non ha debiti se non con me. La società è in perfetta tranquillità finanziaria.
Mangia-allenatori? Mi sento sia mangia-allenatori e mangia-dirigenti. Il calcio va veloce e fagocita. Petrachi? Non abbiamo mai avuto un rapporto empatico. C’è stato un rapporto di rispetto che ha fatto scelte in autonomia e che abbiamo solo subito sbagliando. Avrei tenuto Daniliuc, Kastanos, Bradaric e Coulibaly invece lui diceva che dovevano uscire prendendo tutt’altri calciatori. I risultati non sono stati quelli sperati e facendo confidenze all’ad Milan nei miei confronti. Non so perché aveva questo rapporto non più forte come all’inizio con noi abbiamo deciso di staccare la spina e affidare la squadra a Valentini. Anche la scelta di Martusciello e Colantuono è tutta sua.
Mercato? Io sono soddisfatto se lo sono il ds e l’allenatore. Non ho la competenza per scegliere i calciatori. Posso mettere altre forme di competenze, avallando le scelte che mi sono state proposte. Ho dato carta bianca al direttore che conosce benissimo la categoria e vuole investire in Salerno. “Perché sono mangia-allenatori e mangia-direttori perché il calcio va veloce e fagocita. E soprattutto a Salerno non verrà mai più un dirigente, un allenatore, un calciatore che si sente più della Salernitana. Facevo difficoltà con Sousa perché parlava del campo del Benfica ma bisognava capire che si era a Salerno.
Sfogo Valencia? Non era idoneo a giocare come attestato dagli esami. Per lui abbiamo fatto un investimento importante e credo che siamo stati abbastanza gentile nei suoi confronti.
Arechi? Ero fiducioso ma ero consapevole che l’attacco non fosse giusto. Petrachi però diceva che eravamo giusti così e non è vero che io non abbia voluto acquistare altri attaccanti. Ora le scelte mi piacciono moltissimo: Cerri e Raimondo sono davvero bravi, abili, completi, con fisicità e che sudano per la maglia. Ho visto una squadra che lotta, dei leoni, gente che non vuole uscire sconfitta.
Breda? Lo abbiamo scelto con Valentini con grande convinzione di cui mi assumo tutte le responsabilità.
Stadio? Può dare tanto. E’ un investimento importante e può dare tanto ai tifosi, all’attrazione di calciatori più importanti che potranno valutare altro e non solo il salario che gli dai. Il prestigio della squadra passa da tanti aspetti. Sono sicuro che sarà una grandissima opera ma il mio augurio è che non ci siano intoppi per godercelo quanto prima, sperando di poter dire la nostra in alcune scelte, avere un contratto duraturo che ci creerebbe più vantaggi. Cercheremo con il comune di avere un accordo per averlo per tanti anni, anche nel corso della settimana e di estate per amichevoli di prestigio. Trasformare Salerno in una città dello sport.