Sei terzetti diversi in otto partite di campionato. Se in attacco e in difesa le gerarchie sembrano definite, nella sua seconda avventura da allenatore della Salernitana per Roberto Breda i dubbi più grandi di formazione riguardano sempre il centrocampo. Sarà per i tanti interpreti a disposizione, per la varietà di caratteristiche a disposizione, eppure, nella zona nevralgica del campo, alla Bersagliera fin qui sono mancati veri e propri punti di riferimento. La chiave di volta resta il solito Amatucci, appannato in questo avvio di 2025, fiaccato sia per condizione fisica che dalla tagliola della diffida che pende sulla sua testa ormai da settimane. Mai però Breda gli ha tolto le chiavi della cabina di regia se non per brevi spezzoni di partita.
Intorno al centrocampista di proprietà della Fiorentina però hanno volteggiato quasi tutte le mezzali a disposizione. Della vecchia guardia solo per Soriano fin qui non c’è stata mai occasione di scendere in campo dal 1’ (oltre a Hrustic e Tello, scivolati indietro nelle gerarchie). Breda ha confermato solo due volte lo stesso centrocampo, nelle sfide con Brescia prima e Carrarese poi. Sei su otto, partendo dalla coppia Reine Adelaide-Maggiore al debutto con il Sassuolo, passando con la Reggiana alla conferma del francese insieme però a Tongya. A Pisa invece scoccò l’ora di Girelli insieme a Tongya, quest’ultimo riconfermato anche con la Cremonese quando Breda schierò Stojanovic nell’insolita posizione di mezzala. Poi la titolarità di Caligara, prima con Tongya dall’altra parte di campo con Carrarese e Brescia e poi con il rilancio di Reine-Adelaide per la sfida con il Frosinone.
Per il transalpino il cambio al 40’, la reazione molto dura e il rientro anticipato negli spogliatoi tra le ire di società e pubblico. Sabato sarà disponibile per la trasferta di Cesena e partirà dalla panchina con Breda però che immagina una nuova rivoluzione, con Zuccon in campo dal 1’ (sarebbe la prima volta nello starting eleven) e uno tra Tongya e Caligara a completare la cerniera centrale.
