“Giocare a Salerno è come disputare la serie A”. Le bandierine della Salernitana strette tra le mani. Un prato sintetico e una porta con la rete bianca. All’altezza di un dischetto di rigore Franco Tongya e Fabrizio Caligara. I due centrocampisti sono stati i protagonisti del terzo appuntamento “Salernitana for education”, con protagonisti gli alunni della scuola paritaria dell’infanzia e primaria “Agazzi”. Tra cartelloni e cartoline, per i ragazzi la possibilità di intervistare i due atleti granata. La prima domanda, quella più comune, è il percorso di avvicinamento al mondo del calcio. Per Caligara “la volontà anche della famiglia di poter praticare uno sport che è diventato poi parte integrante della mia vita”. Per Tongya invece “una sfida in famiglia, con il sogno di emulare mio papà. E sono diventato più bravo di lui".
“Vogliamo vincere per i tifosi”.
Nelle parole di Tongya anche la soddisfazione del suo essere a Salerno: “Giocare qui è come farlo in serie A. Senti l'affetto della città e del pubblico. Vivi tutto in maniera straordinaria. Soprattutto quando vinci tutto ha un sapore diverso perché regali gioia a tanti tifosi”. La curiosità è anche sugli allenatori che si sono succeduti nel corso della stagione: “Hanno avuto tutti approcci diversi però siamo professionisti e ci dobbiamo adattare alle persone che la società sceglie, ai rispettivi modi di giocare”.
“Segnare è una grande gioia”
Va a caccia di soddisfazioni di squadra ma anche personali Fabrizio Caligara, arrivato a gennaio dal Sassuolo, con il suo debutto tra i grandi arrivato in Champions League con la Juventus: “Il calcio ti regala tanti emozioni. Ad esempio, anche un gol lo vivi come una liberazione soprattutto quando lo cerchi da tanto. Io però penso sempre al bene della squadra, alla voglia di vincere”. Il discorso scivola anche su come si affrontano i pareggi: “Quando è un buon punto lo accetti bene, se invece potevi vincere ti lascia un po' di rammarico”.
