Temporali d’agosto. La Coppa Italia sta diventando la costante che scatena i primi dissidi e dissapori all’interno dell’ambiente Salernitana. E non per i risultati. Il ko con il Sorrento, accolto non con pessimismo da un deluso Giuseppe Raffaele, ha invece avuto il compito di accendere il “fuoco passionale e furibondo” in Danilo Iervolino. Lunga chiacchierata telefonica con il presidente Maurizio Milan e con l’amministratore delegato Umberto Pagano per chiedere conto di alcune scelte, sottolineare alcuni aspetti che proprio non sono andati giù. Lontano ma vicino, con la necessità di dover dare una scossa ad un ambiente che fino a sette giorni fa “era pronto per una stagione importante” e ora già costretto a dover ricevere l’elettroshock dall’alto.
Un senso di paura mista a frenesia che all’ambiente Salernitana proprio non serviva. Anzi, rischia di essere un boomerang pericolosissimo. Perché se la piazza, che freme ma aspetta, resta ancora scottata dalla delusione per la retrocessione in C ma tende la mano a ciò che sarà, i tanti punti di non contatto tra area dirigenziale e area sportiva rendono l’avvicinamento alla stagione in casa granata un mix esplosivo ora da gestire e non agitare prima dell’uso. Mentre Raffaele chiedeva con meno veemenza rispetto a sette giorni fa nel post-Reggina i rinforzi in tutti i reparti, mentre Faggiano sottolineava a suon di mosse l’urgenza di dover chiudere le cessioni prima di poter aprire le porte a nuovi rinforzi, il presidente Milan e l’amministratore delegato Pagano hanno ribaltato il fronte accendendo la notte e l’estate della Salernitana: carta bianca al ds per i movimenti di mercato, nessuna necessità di dover salutare i big, anzi considerati “un lusso che un club solido come la Salernitana è in grado di sostenere”, così come le tempistiche rispettate senza alcuna ansia o frenesia per una squadra incompleta in più zone di campo. Tutto il contrario di tutto (almeno soffermandoci soltanto ad analizzare i fatti).
Il primo esame stagionale basta però per far riaffiorare punti di vista opposti all’interno della stessa società (affrontati prima delle uscite pubbliche). Situazioni cicliche che sembrano ripetersi. Due estati fa, Morgan De Sanctis rassegnò le sue dimissioni (respinte) all’amministratore delegato Maurizio Milan dopo aver riscontrato difficoltà nel mettere in piedi una squadra in grado di poter rispondere alle richieste di Paulo Sousa. Un anno fa, Giovanni Martusciello fu costretto ad affidarsi ai suoi big, messi alla porta dal ds Gianluca Petrachi, per poter sopperire alle lacune di una rosa costruita non senza difficoltà soprattutto per le scure legate al declassamento in cadetteria. L’esonero di Giovanni Martusciello e poi il passo indietro su Stefano Colantuono i due atti della delegittimazione di Petrachi arrivata solo nel gennaio 2025. Un giochino pericoloso da respingere non solo attraverso il campo ma con la chiarezza, quella fondamentale per evitare il classico cortocircuito di agosto.
