Il Censis boccia le università campane

Gli atenei campani ultimi nelle classifiche nazionali. Si salva l’Università di Salerno

Il Censis ha publicato anche quest’anno la classifica delle università italiane. 
Gli atenei campani si piazzano in fondo a tutte le classifiche con la Federico II che chiude la classifica dei mega atenei, l’Università della Campania ultima nella classifica dei grandi atenei, l’Università Parthenope e l’Orientale in fondo alla classifica dei medi atenei, e l'Università del Sannio penultima tra le piccole. Solo l’Università di Salerno si piazza la sesto posto tra i grandi atenei italiani, risalendo otto posizioni rispetto all’anno scorso, grazie agli incrementi dei punteggi per borse di studio, strutture, servizi digitali.
Un quadro che rende ancora più lampante il divario che si apre tra la nostra regione e le altre anche rispetto ai servizi offerti agli studenti.

L’analisi del Censis è particolarmente elaborata ed articolata e la valutazione degli atenei, sia statali che non, divisi in categorie omogenee per dimensione, avviene attraverso l’analisi dei sevizi erogati come le borse di studio, le strutture disponibili, i servizi digitali ed il livello di internazionalizzazione. 
Quest’anno sono rientrate nella valutazioni nuovi aspettati come quello dell’occupabilità dei laureati delle università statali, il grado di soddisfazione per i servizi (aule, biblioteche, postazioni informatiche) di chi ha già frequentato l’ateneo, una mappatura di quelli che dispongono della “carriera alias”, strumento  Lgbt-friendly per agevolare le persone in transizione di genere (ad oggi hanno aderito 42 atenei statali su 58).

Tra i dati generali è importate sottolineare come per il quarto anno consecutivo si sia registrato un aumento delle immatricolazioni (+1,3% rispetto all’anno accademico precedente). 
L’istruzione universitaria è stata scelta dal 47% dei 19enni. Sono i gruppi disciplinari economico e ingegneria industriale e dell’informazione ad assorbire le quote più alte di immatricolati (rispettivamente, il 15,5% e il 12,5%). 
Purtroppo il dato non è omogeneo sul territorio nazionale e dimostra una cesura geografica tra Nord e Sud. Negli atenei del Nord infatti si registra un aumento del 2,3% nel Nord-Ovest e del 4,1% nel Nord-Est, mentre nelle università meridionali il dato è negativo, -0,1%.
Il calo va inquadrato in un fenomeno ormai tradizionale e che pesa sulla tenuta sociale e demografica del mezzogiorno che è quello della mobilità extra-regionale degli studenti meridionali. Nell’ultimo anno, infatti, più del 23% è andato a studiare in una regione diversa da quella di residenza, a fronte dell’8,5% dei colleghi settentrionali e del 10,8% di quelli residenti nelle regioni centrali.

Tra i mega atenei statali, quelli con oltre 40mila iscritti, conserva la testa della classifica l’Università di Bologna cha totalizzato un punteggio complessivo di 90,8 punti. Si conferma al secondo posto anche  l’Università di Padova (88,7), Al terzo posto l’Università di Firenze (86,3). La Sapienza di Roma è stabile al quarto posto (84,3), inseguita dall’Università di Torino (83,0), che sale dal settimo al quinto posto e supera Pisa (82,5), che retrocede al sesto. La Federico II, il mega ateneo partenopeo, si piazza ultima preceduta, dall’Università di Catani, da Bari e dalla Statale di Milano.  
Anche in questo caso, si mostra una classifica chiaramente divisa in due con le università meridionali lontanissime dagli standard di quelle del nord. 

Tra i grandi atenei stati, quelli da 20.000 a 40.000 iscritti, a guidare la classifica è l’Università di Perugia è ancora con un punteggio complessivo pari a 91,2. Tiene la seconda posizione l’Università della Calabria (90,2), che vede aumentare di 4 e 3 punti rispettivamente gli indicatori relativi alle strutture per gli studenti e all’internazionalizzazione. Mantengono la terza e la quarta posizione le Università di Parma e di Pavia (rispettivamente, 89,7 e 88,0 punti). Al quinto posto si afferma l’Università di Modena e Reggio Emilia (87,3), che rimpiazza l’Università di Cagliari, scivolata in nona posizione (83,5), soprattutto a causa della perdita di 13 punti per borse di studio e altri interventi in favore degli studenti e di 5 punti nell’internazionalizzazione. Segue al sesto posto l’Università di Salerno, che guadagna otto posizioni grazie agli incrementi dei punteggi per borse di studio, strutture, servizi digitali. Penultima tra i grandi atenei è l’Università di Roma Tre (79,0 punti). Chiudono la classifica, con il punteggio ex aequo di 75,5, le Università della Campania e di Chieti e Pescara.

Tra i medi atenei statali, quelli che hanno tra i 10.000 a 20.000 iscritti, è l’Università di Trento a guidare la classifica con un punteggio complessivo pari a 97,0. Con un incremento di 9 e 7 punti rispettivamente negli indicatori relativi alle strutture per gli studenti e all’internazionalizzazione, l’ateneo guadagna due posizioni rispetto allo scorso anno e rimpiazza l’Università di Siena, che passa al secondo posto con 95,3 punti. La terza posizione è condivisa dagli atenei friulani: l’Università di Trieste e l’Università di Udine ottengono lo stesso punteggio di 91,2. Sono entrambe in ascesa, provenendo dalla quarta (Trieste) e dalla nona posizione (Udine): borse di studio, strutture per gli studenti, comunicazione e servizi digitali sono gli indicatori che, con diversa intensità, hanno agevolato la scalata della classifica. Invece scende dalla seconda alla quinta posizione l’Università di Sassari, penalizzata dalla perdita di 12 punti nell’indicatore sulla internazionalizzazione. Chiudono il ranking, rispettivamente all’ultimo, penultimo e terzultimo posto, l’Università di Napoli L’Orientale, l’Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro e l’Università di Napoli Parthenope.

La classifica dei piccoli atenei statali, quelli con un massimo di 10.000 iscritti, vede in testa, anche quest’anno l’Università di Camerino, con un punteggio complessivo pari a 93,0. Anche la seconda e la terza posizione restano invariate. Seconda è l’Università di Foggia (82,2), incalzata in terza posizione dall’Università di Cassino (82,0). Il quarto e il quinto posto sono occupati dalle Università della Basilicata (81,3) e dell’Insubria (80,5), che risalgono ciascuna di due posizioni. In penultima e ultima posizione ci sono rispettivamente l’Università del Sannio e l’Università del Molise.

Nel ranking dei politecnici al primo posto c’è il Politecnico di Milano, al secondo il Politecnico di Torino, al terzo lo Iuav di Venezia, seguito dal Politecnico di Bari, che chiude la classifica. 

Per gli atenei non statali quelli sopra i 10.000 iscritti vedono lo stradominio dell’Università Bocconi al primo posto con 96,8 punto, seguita dall’Università Cattolica (87,4). Tra i medi (da 5.000 a 10.000 iscritti) la Lumsa si colloca in prima posizione (90,0), seguita con un distacco minimo dalla Luiss (89,8), mentre lo Iulm è al terzo posto (83,0).
Tra i piccoli (fino a 5.000 iscritti) la Libera Università di Bolzano continua a occupare il vertice della classifica (con un punteggio complessivo pari a 102,4), seguita dalla Liuc Università Cattaneo (91,0) e dall’Università Roma Europea (83,6), che passa dalla ottava posizione dello scorso anno alla terza. Chiude la graduatoria l’Università Lum Jean Monnet, preceduta dall’Università della Valle d’Aosta.