I bulgari si sono presi casa mia e io dormo in auto da 3 mesi

"Li ho ospitati e loro mi hanno cacciato - Luciano è in lacrime - ho perso anche il lavoro. Aiuto"

Obbligato da luglio a dormire spesso in auto o all'addiaccio perché una coppia di bulgari con quattro figli si è appropriata della sua abitazione.

Carife.  

 

di Andrea Fantucchio

“Li avevo ospitati e loro si sono presi casa mia. Da tre mesi dormo in una macchina o dove capita con la mia compagna. Ho fatto denuncia ai carabinieri, al Comune e allo Iacp, ma nessuno è intervenuto. Almeno voi aiutatemi”. L'appello davvero accorato arriva ad Ottopagine da Luciano Luongo, quarant'anni, residente a Carife.

Obbligato da luglio a dormire spesso in auto o all'addiaccio perché una coppia di bulgari con quattro figli si è appropriata della sua abitazione.

Era stato lo stesso Luciano ad accogliere la famiglia su richiesta della compagna, cognata dell'uomo che ora è in casa sua. In realtà Luongo, assistito dal suo attuale legale Ermanno Salvatore, aveva fatto anche di più per i suoi ospiti.

“Gli avevamo fatto assegnare – racconta - un alloggio dallo Iacp. Ma loro non se ne volevano andare. E poi si sono presi casa mia. Mentre ero a Bologna per lavoro hanno cacciato la mia compagna. Quando sono tornato non volevano andar via. E' stato inutile sporgere denuncia”.

I carabinieri non sono intervenuti per via dei minori tenuti dalla coppia che ora risiede nell'abitazione di Luciano. I militari devono aspettare il parere del giudice.

“Capisco la loro situazione – Luciano ha la voce rotta dalla disperazione – ma quella è casa mia. Non è giusto che io sia stato abbandonato dalla legge. Ho anche provato a farmi giustizia da solo. Ma le forze dell'ordine mi hanno fermato. Dicendomi che così avrei solo peggiorato la situazione”

Luciano per via di questa assurda storia ha anche perso il lavoro.

“Come potevo – chiede disperato – rimanere a Bologna con una compagna che vive in mezzo alla strada?”

Nonostante l'impegno del suo legale tutto tace.

“Se non fosse stato per il mio avvocato – conclude Luciano – non avrei neppure i miei vestiti. E' dovuto andare lui col maresciallo a prendere le mie scarpe e le mie camice. Loro da ospiti sono diventati padroni di tutto. E a me cosa rimane? Fate qualcosa, vi prego, non ce la faccio più”.