Dieci anni fa la chiusura della discarica di Difesa Grande

Da luglio 2007 la fine dei conferimenti ad Ariano. Si attende ora la bonifica

Correva l’anno 2004, erano i primi giorni di marzo, freddi e interminabili che la città non potrà mai dimenticare quando ebbe inizio la grande mobilitazione...

Ariano Irpino.  

di Gianni Vigoroso

Una lunga e tormentata storia culminata nel 2004 con la grande lotta di popolo di Ariano e nel 2007, 10 anni fa con la chiusura definitiva della discarica decretata dalla legge, dopo anni di calvario, soprusi, promesse disattese e impegni non mantenuti.

Oggi a Difesa Grande anche gli animali al pascolo hanno ritrovato la loro pace, insieme agli abitanti. Una ferita che resterà sempre aperta fino a quando non verrà effettuata la bonifica. L’Arpac e la Regione Campania hanno approvato il piano di caratterizzazione ambientale che è in corso di attuazione. Sono state presentate alcune osservazioni in merito. Ma si è in netto ritardo rispetto ai tempi previsti.

Correva l’anno 2004, erano i primi giorni di marzo, freddi e interminabili che la città non potrà mai dimenticare quando ebbe inizio la grande mobilitazione.

L’epilogo di una battaglia partita da lontano, dopo impregni disattesi e promesse non mantenute. Giorno e notte in strada, sfidando tutto e tutti, con grande coraggio e determinazione pur di difendere a denti stretti  la propria terra oltraggiata da una politica scellerata. Città sigillata in entrata e uscita, blocco di ogni attività, scuole chiuse e trasporti pubblici fermi. La comunità, orfana dell’amministrazione comunale, mostrò da sola i suoi muscoli. Chi non ricorda la grande tenda e la roulotte al bivio di Villanova, tra fuochi accesi e presidi. Movimenti, gente comune, bambini, adulti, anziani, donne temerarie, parroci, una forza umana senza precedenti nella storia arianese, riuscì a rispedire al mittente quei tir maleodoranti carichi di rifiuti, senza l’aiuto di nessun politico. Molti volti di quelle lunghe giornate tumultuose, da Cardito al bivio di Villanova, per uno strano scherzo del destino, non ci sono più tra cui Giovanni Maraia che per questa vicenda ha lottato con tutte le sue forze schierandosi in prima linea tra i manifestanti.

Con la partecipazione straordinaria della Città, nel ruolo di se stessa, la lotta di popolo di Ariano, fece il giro del mondo, grazie al cortometraggio scritto e diretto da Giambattista Assanti, dal titolo, le campane di Sant’Ottone.

Tra la gente, nei luoghi della protesta, i due attori Vanessa Gravina e Giulio Scarpati. Un documentario puntuale e profondo che ancora oggi nel rivederlo suscita forte emozione.

Non verranno mai prese più in considerazione ipotesi di discariche su questo territorio ebbe a dire l’ex commissario all’emergenza rifiuti Corrado Catenacci l’ex Ministro all’ambiente in visita ad Ariano, Altero Matteoli. E chi lo ha visto più, il nastro certo che c’è stato, ma per inaugurare, come se non bastasse, una seconda discarica gemella in quello stesso territorio, ma della bonifica neppure l’ombra. Una storia infinita quella di Difesa Grande che ne ha viste di amare sorprese nel corso degli anni. Il 19 giugno 2007 un provvedimento scellerato e assurdo, riaccende la tensione ad Ariano Irpino. Napoli è in ginocchio, la Campania di nuovo in sofferenza affogata dai rifiuti, la discarica arianese pur essendo interessata da un inchiesta da parte della magistratura, dovette purtroppo riaprire i cancelli, ma il calvario questa volta durò fortunatamente solo venti giorni dopo la presa di posizione dell'allora sindaco Gambacorta.

E’ il 9 luglio 2007 alle 19.30 l’ultimo vero giorno di Difesa Grande con la chiusura definitiva di quei cancelli decretata dalla legge.

La beffa, un anno dopo a pochi chilometri, in quello stesso fazzoletto di terra di una vallata già violata. E’ Pustarza, a Savignano Irpino, uno dei territori più belli della Valle del Cervaro a doversi sacrificare ancora una volta per salvare Napoli. Una brutta pagina nera anche qui, con lo stato che agisce contro stesso. Scontri, giornate ad alta tensione, feriti a colpi di manganellate, solo per un soffio la lotta non finisce in tragedia. L’ambientalista Anselmo La Manna viene pestato al casello di Grottaminarda da poliziotti di ritorno da Savignano e diretti a Napoli. Un gesto sul quale non si è fatto mai chiarezza, rimasto impunito, rispetto agli scontri culminati invece con una serie di provvedimenti giudiziari a carico della gente, in un processo ancora in atto a Benevento. Come dire al danno anche la beffa per chi ha semplicemente lottato nel difendere un territorio, calpestato e offeso. A distanza di dieci anni, dalla lotta di Difesa Grande, madre di tutte le discariche, resta una bomba ecologica a cielo aperto, più pericolosa oggi, di ieri.