di Gianni Vigoroso
Niente falò ad Ariano Irpino e divampano le polemiche. Un 19 marzo così spento non lo si era mai visto in città. Le recenti norme sulla sicurezza disposte dal capo della Polizia Franco Gabrielli, che attraverso una circolare, definiscono con precisione le competenze da parte delle forze dell'ordne e responsabilità per tutte le manifestazioni pubbliche, anche di tipo religioso, hanno impedito il regolare svolgimento di una delle manifestazioni più antiche e tradizionali legate alla ricorrenza di San Giuseppe.
Procedure di protocollo e sicurezza quelle disposte da Questura e Prefettura di Avellino giudicate troppo rigide e assurde dai cittadini che rischiano di far morire le tradizioni di un popolo: “E’ giusto rispettare le regole, ma in questo caso si è trattato davvero di un eccesso di burocrazia senza precedenti.”
Comprensibile l’amarezza da parte di giovani ed anziani. In pochi hanno “rischiato”. Piccoli fuochi simbolici sono stati accesi a Cerreto, tra musica popolare, zeppole, pizze, taralli e buon vino. Niente falò nel piazzale della stazione, uno dei luoghi più caratteristici di questa festa della gente così semplice e bella. Così come accaduto l’estate scorsa, i giovani della Pro Loco Nuovamente hanno dovuto trovare in poco tempo un piano B, pur di non far morire una tradizione. Un piccolo falò è stato acceso dai ministranti davanti al Santuario di San Liberatore mentre a Valleluogo, di fronte alla struttura dei Silenziosi Operai della Croce, allestimento pronto da giorni ma niente accensione.
Così Luciano Giorgione presidente “Associazione Amici di Valleluogo”: "Inizialmente ci hanno chiesto una serie di atti, che abbiamo immediatamente prodotto. Ma dopo averli consegnati ci è stato detto che servivano ancora altri documenti e certificazioni varie, alcune difficili da ottenere e con dei costi sinceramente, oltre le nostre possibilità. Da qui un grande senso di delusione non solo all’interno dell’associazione ma in tutta la zona sia perché avevamo già preparato il falò e perché è una tradizione bellissima a cui tenevamo tantissimo."
Ma cosa serviva in realtà per poter realizzare un falò di San Giuseppe?
Domanda in bollo, delibera della giunta comunale, autorizzazione sportello unico attività produttive, verbale commissione tecnica comunale, dichiarazione di servizio raccolta e smaltimento rifiuti residui derivanti dall’attività specifica della manifestazione, dichiarazione provenienza legname usato, planimetria e relazione tecnica.
“Siamo pienamente d’accordo sulle norme sulla sicurezza che rispettiamo – afferma Alessandro Pagliaro, Associazione Nuovamente – ma ci auguriamo che d’ora in avanti possa esserci un tavolo di confronto su queste manifestazioni, che rappresentano la storia e le tradizioni di una città. Abbiamo acceso tre piccoli falò itineranti, per non far morire la memoria. Noi siamo per la collaborazione. E’ un’usanza che ci è stata tramandata di generazione in generazione, spegnerla per sempre è davvero una follia.”
Dibattito molto acceso per restare in tema di fuochi, su facebook: "Una volta (diciamo fino a un decennio fa) - scrive Patrizia Lo Calzo - c'era la tradizione del falò di San Giuseppe. Si faceva quasi a gara tra le varie contrade per decidere quale fosse quello piu alto, uello con piu "fasci", quello con la fiamma che si vedeva da lontano. I ragazzi di solito in vari gruppi giravano con mezzi di fortuna per effettuare la raccolta della materia prima "i fasci" ciò che in campagna era solo un intralcio dato che erano scarti della potatura. Un motivo di aggregazione e condivisione, .poi ci si organizzava per cuocere sotto la cenere le patate e la salsiccia e chi non aveva tutta questa "fortuna" girava in macchina per decretare quello piu bello. Dov'è finito tutto questo? Perchè non si rispettano piu queste tradizioni semplici? Solo adesso ci sono norme da rispettare? Continuiamo a farli stare sui cellulari questi ragazzini invece di fargli vivere un po di sana vita all'aria aperta!" E poi Nadia Lo Conte: "Mi viene una tristezza, purtroppo è cosi una tradizione cosi anche educativa per i giovani di una volta e senz'altro starebbe stato evasivo da tutta questa fredda tecnologica per i ragazzi di oggi. Ricordo con piacere e nostalgia anche solo l'odore dell'ultimo falò, peccato!"
E nel Santuario di San Liberatore doppia amarezza da parte dei fedeli radunati in preghiera: "Non sappiamo ancora se verrà autorizzata la Via Crucis e la tradizionale festa della nostra contrada. Al momento sembra essere tutto in bilico. Non resta che affidarci al nostro amato Santo."
