Aias, è sciopero della fame: "Siamo disperati"

La rabbia dei lavoratori

Avellino.  

 

di Simonetta Ieppariello

Da dieci mesi senza stipendio. C’è chi ha dovuto mettere in vendita la casa per portare il piatto a tavola. Disperazione e rabbia tra i lavoratori Aias in lotta per riavere una paga, serenità, diritto a vivere dignitosamente.

Marco D’Acunto dalle 9 di questa mattina presidia l’ingresso della sede Asl di Avellino di via degli Imbimbo con gli operatori del centro. Con lui alcuni dei lavoratori Aias che hanno montato una tenda e affisso striscioni di protesta. I dipendenti chiedono all'Azienda Sanitaria Locale di farsi carico degli arretrati e soprattutto di tornare a lavoro il prima possibile. Dopo la chiusura del centro di Avellino, da ormai due mesi, si attende ancora la redistribuzione di lavoratori e pazienti su altre strutture riabilitative. “Presto arriveranno anche i colleghi di Nusco e Calitri, anche loro senza stipendi da 10 mesi, nonostante continuino a lavorare. Sarà questo l’unico presidio, questa protesta è anche per loro”, ha detto il segretario generale Fp Cgil che, nei giorni scorsi, aveva preannunciato lo sciopero della fame iniziato oggi. 

Famiglie allo stremo e lavoratori disperati. Lo sciopero della fame per scatta protesta, per invocare soluzioni. "Sciopero della fame perchè questi lavoratori e lavoratrici non riescono, tra l'altro, a mettere ogni giorno il piatto a tavola".

Una tenda e la volontà di andare avanti, ad oltranza. Sono allo stremo gli 80 lavoratori rimasti senza impiego e senza stipendio dopo la chiusura della sede di Avellino per l’assistenza agli spastici, chiedono almeno tre mensilità per far rientrare la protesta. 

“Tre mensilità che l’Ispettorato del Lavoro ha già messo a disposizione – precisa D’Acunto -. La Prefettura, e noi sosteniamo tale percorso, ci convocherà solo quando sarà terminata la riorganizzazione dei pazienti. Il Prefetto ci ha dimostrato la sua vicinanza, ma è l’Asl che deve dare il via libera”.

Riguardo i pazienti in cura presso il centro Aias chiuso, in attesa di sviluppi, i maggiorenni sono in trattamento a Solofra, i minori invece al centro Australia.

“L'Aias lavorava così bene. Eppure? Tutto nel caos tra la disperazione di noi lavoratori e dei pazienti. Chiediamo soluzioni, immediate. Per noi e per le persone che con passione e professionalità abbiamo sempre assistito”.