Adottano bimbo down. "Vincenzo è il dono più grande"

La bellissima storia di una famiglia avellinese che racconta il senso vero della vita e dell'amore

"La nostra famiglia è più felice delle altre. Vivere l'affido e l'adozione di minori meno fortunati significa dare un senso autentico alla vita di ognuno di noi. Ogni figlio è un dono di Dio"

Avellino.  

Prima l’affido, poi l’adozione e una scelta di amore. E’ arrivato così Vincenzo, uno splendido bambino affetto dalla sindrome di Down. A portarlo nella sua famiglia non è stata la classica cicogna, ma la grandezza dell’amore per il prossimo, che si mostra col viso di un bambino bellissimo e che diventa scelta e cammino di amore, fede e cristianità. Questa è la storia di una famiglia speciale, che ad Avellino vive la propria intimità con un valore in più. Il destino ha portato la vita di Vincenzo ad incrociarsi con quella di due genitori davvero speciali e due fratelli amorevoli. 

Maurizio Mauro e sua moglie di figli ne avevano già due e già grandi quando, 7 anni addietro, incontrarono quello scricciolo adorabile. Viveva nel nido da due mesi Vincenzo. Viveva in una clinica irpina affidato alle premure di medici e sanitari che lo coccolavano. 

Vincenzo e la sua storia

Un bimbo con bisogni “speciali” senza famiglia, affetto dalla sindrome di Down che aspettava la sua nuova famiglia. 

Maurizio Mauro, componente dell’Associazione Italiana persone Down e del Progetto affido in Irpinia ha conosciuto quel piccino e ha deciso di chiederlo in affido. E’ arrivato così Vincenzo un bellissimo bambino down abbandonato alla nascita. 

Storia di una famiglia speciale

Maurizio Mauro viene da Capri e con sua moglie ha messo su famiglia ad Avellino. Un lavoro, la sua vita scandita, come quella di tanti padri, dai soliti ritmi frenetici tra lavoro e incontri. Ma questa famiglia ha deciso di dare alla società qualcosa in più di unico. Una famiglia che si apre all’affido dei minori abbandonati.

Una scelta d'amore

«Lo chiedemmo in affido, poi abbiamo presentato istanza di adozione. Sono trascorsi circa tre anni prima che venisse completata la pratica - racconta Mauro, che ieri ha fatto tappa alla Casina del Principe per conoscere Luca Trapanese, il papà single di Napoli che ha adottato la piccola Alba, una neonata anch’essa affetta dalla sindrome di Vincenzo -. Mi sono ritrovato in tutto e per tutto nella storia di Luca Trapanese, nelle sue emozioni che ha voluto raccontare alla platea. La fatalità, l’aspettare, l’affidarsi ad un concetto davvero speciale di essere genitore, a mio modesto parere, nel senso più autentico del termine. Con mia moglie decidemmo di prestare la nostra famiglia ad un impegno civico e sociale molto alto: quello dell’affido dei minori senza famiglia. Credo che ogni  famiglia dovrebbe avere una “diversità” nel proprio nucleo. Servirebbe a dare un senso in più alle cose vere, autentiche della propria vita. Vivere e condividere con amore la diversità significa dare un senso molto più vero e alto alla nostra esistenza. 

Siamo credenti, Dio ci chiama per aiutare il prossimo

Siamo una famiglia credente. Ci piace pensare e raccontare come Vincenzo ce l’abbia fatto scegliere il Signore. Non dimenticherò mai quella telefonata. Stavamo uscendo di casa quando squillò il telefono. Rispondemmo: ci chiedevano se volevamo in affido quel neonato. Se fossi uscito esattamente minuto prima non avremmo avuto nella nostra vita il dono più grande: il nostro Vincenzo. Certo - spiega Mauro -, non lo abbiamo generato. Ma ogni figlio è un dono di Dio e ogni figlio è figlio di Dio.  Dovremmo tutti recuperare il valore e la volontà di non girare mai il volto ai bisogni del proprio prossimo. Sono chiamate, sono segni veri, di una vita piena da vivere con amore, verso il prossimo».