Rabbia e preghiera in fondo al viadotto della morte

La comunità di Monteforte Irpino ha accolto la sentenza della strage del bus con profondo sgomento

Monteforte Irpino.  

In fondo alla scarpata del viadotto Acqualonga, ribattezzato il ponte della morte a Monteforte Irpino c'è ancora un pezzo di guardrail, a perenne ricordo di quella tragedia, cinque anni e mezzo dopo. Lumini, crocifissi fotografie cimeli per commemorare chi non c'è più. Vengono qui i familiari delle vittime della strage del bus quando vogliono raccogliersi in preghiera per i loro cari e quasi certamente lo avranno fatto anche ieri dopo la sentenza in tribunale ad Avellino per smaltire tutta la loro rabbia e la loro delusione per una decisione che ritengono ingiusta. Anche a Monteforte Irpino la ferita è ancora viva per quella drammatica sera del 28 luglio 2013 a cominciare dal sindaco Costantino Giordano tra i primi a prestare soccorso. Quell'immagine della lunga sequela di bare in fondo al vallone è ancora impressa nella mente e negli occhi di tutti. In paese tutti hanno accolto la sentenza con un senso di ingiustizia: “Una tragedia che ci ha toccato in prima persona e secondo noi non doveva finire così. Siamo rimasti davvero male, quando muoiono cosi tante vite umane per l'errore di una persona fa davvero male. Speriamo che nel giudizio d'appello le condanne possano essere più giuste”