"La scuola ha fallito quando ha cominciato a promuovere tutti"

Ospite di Ossigeno ad Avellino Galli Della Loggia in una spietata critica al sistema scolastico

la scuola ha fallito quando ha cominciato a promuovere tutti

"La scuola non promuove il merito, nemmeno tra gli insegnanti. Alla fine i ricchi e i poveri si trovano sullo stesso livello: tutti promossi, però i ricchi vanno avanti comunque, i poveri si trovano un pezzo di carta inutile"

Avellino.  

La Sala Blu del Carcere Borbonico piena di insegnanti, dirigenti scolastici, operatori della cultura e della formazione per assistere al dibattito promosso dall'associazione Ossigeno sul tema «Che cos’è la scuola». Una domanda cruciale per il Paese e in particolare per il Mezzogiorno, mai come in questo momento storico di grande disorientamento politico e sociale. A rispondere è stato invitato Ernesto Galli della Loggia, accademico ed editorialista del Corriere della Sera, autore del libro «L’aula vuota. Come l’Italia ha distrutto la scuola». Con lui al tavolo dei relatori oltre al padrone di casa Luca Cipriano anche RosannaRepole, consigliere provinciale e delegata alla cultura e alla promozione del territorio, Toni Iermano, docente di letteratura italiana presso l’Università di Cassino e Gerardo Bianco, presidente dell’Associazione Nazionale Mezzogiorno d’Italia.

È stata l'occasione per riflettere su cosa è diventata la scuola oggi e su cosa dovrebbe essere. Della Loggia - che nel suo intervento ha ricordato il forte legame con l'Irpinia, terra da cui ha origine il ramo materno della sua famiglia – non nasconde una critica feroce al sistema scolastico attuale, che è figlio di scelte sbagliate compiute dalla classe politica del '68. 

“La scuola è una questione che ha interesse particolare per questa parte del paese. Se c'è una speranza per chi è nato in queste regioni al sud non favorite dalla storia è quella della scuola. Francesco De Sanctis fu il primo governatore della provincia di Avellino nominato da Garibaldi dopo l'Unità d'Italia. Quando si celebrò il plebiscito nel suo manifesto per il “Si” De Sanctis dichiarava che proprio con l'Unità d'Italia poteva iniziare un percorso di crescita e riscatto del Sud attraverso l'istruzione. Istruzione che sarebbe stata garantita a tutti. Ma poi non è andata così”.

Un'analisi spietata quella del professore Della Loggia, che non assolve nessuno: né la classe dirigente né gli insegnanti. Nel contempo non cede ai rimpianti, non propone un ritorno al passato.

“Io sono molto critico sulla scuola di oggi, è vero, ma non è il rimpianto per come era la scuola prima. Quella che ho frequentato io era una scuola classista. Quando sono passato dalla quinta alle medie e ho fatto l'esame, due terzi dei miei compagni non proseguivano gli studi. La Repubblica democratica aveva il bisogno di cambiare la scuola e costruirla su una società democratica di massa. Ma è proprio qui che nasce il problema – continua il professore Della Loggia - La risposta che è stata data a questa domanda è stata una risposta sbagliata. Per ragioni molto contingenti. La classe politica che si è trovata a dare queste risposte nel '68, durante un terremoto politico e sociale che ha sconvolto tutti i punti di vista, ha di fatto abbracciato la soluzione più facile, rinunciando a un forte, deciso, accertamento del merito e finendo per promuovere tutti".

"La scuola precedente, classista, con la bocciatura escludeva soprattutto i figli delle classi più disagiate e realizzava una discriminazione sociale. Nello stesso tempo però essendo permetteva il riscatto sociale delle classi disagiate laddove c'erano studenti capaci e volenterosi che dimostravano di avere talento per andare avanti. La scuola successiva ha rinunciato all'accertamento del merito promuovendo tutti, figli dei poveri e dei ricchi. Credo invece che una scuola democratica al contrario debba bocciare i figli dei ricchi, non promuovere i figli dei poveri. La scuola italiana è così. Alla fine i ricchi e i poveri si trovano sullo stesso livello: tutti promossi, però i ricchi vanno avanti comunque, i poveri si trovano con un pezzo di carta che non gli serve a nulla. Insomma, la scuola ha smesso di essere un ascensore sociale”.

E allora come deve essere la scuola? Non deve promuovere tutti ma nello stesso tempo deve dare a tutti le stesse possibilità e gli stessi strumenti.

“Una scuola spietatamente meritocratica deve tenere conto del fatto che non si comincia tutti dalle stesse condizioni di partenza. Dunque la scuola ha il compito di colmare le differenze di partenza. Colmarle all'inizio e nel corso degli anni scolastici, non alla fine decretando che tutti sono promossi. Oggi l'esame di Stato ha percentuali di promossi del 100 per cento. Ma quelli non sono esami di maturità. Direi proprio che non sono esami”.

Ma per una scuola meritrocratica è necessario poter contare su bravi insegnanti. E qui il tema si fa spinoso.

“Per colmare le differenze la scuola deve essere formata da bravi insegnanti, insegnanti dedicati. Non è il caso dell'italia. Gli insegnanti italiani non sono come dovrebbero essere. Reclutati sensa concorso, assistiamo a continue infornate di precari, una scuola perennemente composta da precari. Non c'è un accertamento effettivo iniziale delle capacità degli insegnanti, delle loro reali competenze. E poi c'è il fatto che se tutti vengono pagati in modo eguale, appiattendosi sulla burocrazia, non si produce qualità: questo non fa emergere le capacità. I più bravi insegnanti non ricevono alcun riconoscimento rispetto ai meno bravi e questo ha livellato spaventosamente il livello di istruzione. Ma non è colpa degli insegnanti – si afretta a chiarire Della Loggia – è colpa dei sindacati”.

Nelle prossime ore il Governo presenterà il Piano per il Sud. Il ministro Provenzano ha anticipato che uno degli assi fondamentali del Piano sarà l'istruzione. Cosa possiamo aspettarci?

“Direi che fino ad ora abbiamo sentito solo belle parole, e poi non sappiamo neanche se tra un mese ci sarà ancora questo governo. Quello che si deve fare è chiaro: migliorare la qualità degli insegnanti, accrescere il carattere meritocratico dell'istruzione, rafforzare il potere ispettivo sulle scuole, introdurre criteri di maggiore efficienza nell'apparato scolastico, migliorare l'edilizia scolastica nel Sud, e combattere la dispersione scolastica che nel sud è particolramente grave. Il divario tra le due parti del paese è sempre più largo. Se si voglio adottare misure straordinarie bisogna partire da questo. Ma non nutro grandi aspettative”.