Le pupille, il cervello, e l’attività fisica: ecco cosa dobbiamo sapere

L’attività fisica fa bene al cervello. La conferma dallo studio del gruppo di ricercatori giapponesi

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I ricercatori hanno dimostrato che gli esercizi fisici, anche se di intensità leggera, hanno effetti positivi sulle funzioni esecutive, necessarie per abituarsi ad una situazione nuova, che permettono tra l’altro, di pianificare delle azioni.

Avellino.  

L’attività fisica fa bene al cervello. Per analizzare come la cosa funziona, un gruppo di ricercatori giapponesi dell’Istituto delle scienze della salute e dello sport dell’università di Tsukuba (Giappone), ha portato la sua attenzione sulla taglia delle pupille, marcatore dello stato di attenzione del cervello. Secondo un articolo apparso nella rivista scientifica “Neurolmage”, i ricercatori hanno dimostrato che gli esercizi fisici, anche se di intensità leggera, hanno effetti positivi sulle funzioni esecutive, necessarie per abituarsi ad una situazione nuova, che permettono tra l’altro, di pianificare delle azioni, valutare delle idee, etc.

La metà di 24 giovani adulti in buona salute ha praticato esercizi moderati con una bicicletta, simili alla marcia di dieci minuti. Essi sono stati sottoposti ad un test chiamato “Stroop”, prima dell’esercizio e sei minuti e mezzo dopo. Il tasso di ammiccamento degli occhi e il diametro delle pupille sono stati registrati prima, durante, e dopo l’attività. I ricercatori hanno ugualmente utilizzato delle immagini ottiche al fine di osservare il modo con cui il cervello dei partecipanti rispondeva ad un compito cognitivo specifico. Gli stessi dati sono stati realizzati sull’altra metà dei partecipanti restati sedentari. Le pupille si dilatano durante l’esercizio, e la taglia della dilatazione è un indicatore di un miglioramento della funzione esecutiva prefrontale. Più le pupille si dilatano durante l’allenamento, più la funzione cognitiva migliora durante e dopo il test. Il diametro delle pupille potrebbe rappresentare un nuovo biomarcatore per valutare gli effetti dell’esercizio sul funzionamento del cervello.

Questo dimostra che un’attività fisica, anche moderata, migliora il lavoro della corteccia prefrontale e la funzione esecutiva. Ma il numero ridotto dei campioni, inoltre solo tre donne, suggerisce la necessità di ricerche più approfondite. La pupillometria è spesso utilizzata nelle neuroscienze come marcatore dello stato di allerta e, indirettamente, dell’attività cerebrale durante un compito cognitivo. La novità rappresentata da questo lavoro è che certi effetti aumentano anche dopo esercizi di moderata intensità. Se tutto questo è confermato, si tratta ancora una volta di un argomento a favore dell’attività fisica per la nostra salute cognitiva, oltre che a favore della salute cardiovascolare.

L'autore è Medico - Endocrinologo