Le bombe piovono sulla capitale iraniana e risvegliano i traumi del conflitto con l’Iraq. Internet salta, i blackout diventano frequenti nelle strade di Teheran il traffico ferma chi cerca il futuro altrove, a nord, mentre i missili di Israele sventrano palazzi. È una storia drammatica quella che arriva dell'Iran, con lo spettro tragico di un conflitto che si allarga spargendo morte e distruzione. Ad Avellino è arrivato ieri il professore Raffaele Mauriello, che insegna storia alla Facoltà di Letteratura persiana in Lingue straniere all'Università di Teheran.
Pensavo fossero tuoni e lampi e invece erano bombe
Esattamente una settimana fa il professore Mauriello è stato svegliato, nel cuore della notte, dalla pioggia di bombe sulla capitale. “Erano le tre di notte – spiega Mauriello -. in una Teheran tranquilla, dove si parlava di un possibile accordo con gli Stati Uniti, quando improvvisamente luci e boati hanno squarciato il cielo sulla città. Alle tre di notte abbiamo sentito un boato fortissimo, pensavo fossero dei lampi. Però, subito dopo, mi sono affacciato e mi sono reso conto che eravamo sotto un attacco ed è stato l'inizio di una lunga avventura difficile”.
L'intervento della Farnesina
"Siamo stati contattati dall'ambasciata l'altro ieri, che ci ha detto cosa fare, garantendoci un corridoio attraverso l'Azerbaigian. Eravamo un gruppo di italiani in fuga, composto da 29 persone. Ma la stessa partenza è stata forse il momento di maggiore tensione - racconta Mauriello -. Eravano nella residenza dell'ambasciatrice italiana a Teheran, un posto che in principio era sicurissimo, quando abbiamo sentito un boato enorme: un missile era caduto a poche centinaia di metri da noi. E così abbiamo iniziato il viaggio, con quel boato, quella deflagrazione fortissima. Un viaggio che è stato lungo e difficile.La tensione era alle stelle quando siamo stati fermati, vicino alla frontiera, da persone armate che hanno iniziato a chiedere cosa stessimo facendo, dove stessimo andando. Al confine ci facevano passare uno alla volta, dopo controlli minuziosi. Ho temuto che qualcuno non ce l'avrebbe fatta. Insomma ho vissuto momenti veramente difficili. ". Mauriello racconta il viaggio rocambolesco, al cardiopalma, fino all'arrivo nella sua città Avellino.
Il ritorno ad Avellino
"Ho vissuto una grande emozione quando p atterrato l'aereo in Italia-. racconta Mauriello -. Una volta atterrati a Fiumicino mi sono sentito al sicuro: ho sentito di essere finalmente a casa. Poi ho vissuto l'emozione più grande quanto sono arrivato a bordo del pullman nella stazione di Avellino, dove mi aspettavano mia moglie e mia figlia. E' stato l'abbraccio più bello di tutta la mia vita".
La storia del professore Mauriello
Il professore Mauriello da oltre venti anni vive e lavora all'estero. "Sì, io sono quello che prima si chiamava un orientalista - racconta -, mi sono laureato e specializzato in lingue e civiltà orientali a Roma. Ho conseguito la laurea, il dottorato, poi diversi master in Spagna, in altri posti, un post-dottorato all'università di Teheran. Ho vissuto al Cairo, ho fatto studi e ricerche in Libano, Siria, Tunisia, Turchia. Sono stato in Qatar, a livello internazionale, a Londra, negli Stati Uniti. Da oltre venti anni mi occupo e vivo nella regione. Ho passato la maggior parte del mio percorso professionale appunto tra Il Cairo, Teheran e altri posti, anche se torno sempre a casa ad Avellino e la mia residenza è sempre rimasta ad Avellino. Sono orgogliosamente irpino".
L'appello per pace e dialogo
Il professore Mauriello riflette sull'importanza della pace e intervento della diplomazia per fermare la guerra. "Stiamo vivendo un momento difficilissimo - spiega -. Da tempo persone parlano del rischio di una terza guerra mondiale. Sembra un'esagerazione, ma il rischio c'è. Adesso siamo veramente arrivati ad un bivio, dove ci aspettano tempi duri se la diplomazia non si muove. So che il Ministero degli Esteri italiano in questo senso si sta muovendo bene, a differenza di altri paesi europei. L'Italia sta giocando un ruolo molto positivo, devo dire. In questi giorni dolorosi il mio pensiero sicuramente è rivolto alla famiglia di mia moglie, che vive in Iran, ai miei studenti. Mi addolora pensare ai cittadini, alla gente di Teheran, agli iraniani sotto le bombe .Sotto le bombe e sotto gli attacchi ci sono civili innocenti, che non meritano di essere in uno stato di guerra, mentre cerca e vuole pace e dialogo".
