"Beatissimo Padre, grazie di cuore per aver confermato nella fede i suoi fratelli pellegrini in questa terra di Turchia, chiamata giustamente “Terra Santa della Chiesa”. Quest’assemblea eucaristica è un segno di speranza: un nuovo cenacolo per una rinnovata Pentecoste".
Sono le parole avvolte dalla commozione dell'arianese Massimiliano Palinuro, Vescovo di Istanbul, rivolte a Papa Leone XIV nel corso del viaggio apostolico del pontefice in Turchia.
Un momento molto attesto. Palinuro già il 24 maggio 2025 avrebbe dovuto accogliere Papa Francesco in Turchia, viaggio programmato e poi annullato per le condizioni di salute precarie del pontefice, venuto a mancare lo scorso 21 aprile.
"Il presidente della Repubblica di Turchia Recep Tayyip Erdogan ha generosamente offerto questo luogo per la celebrazione. I Patriarchi e i leader delle Chiese sorelle hanno pregato insieme con noi. La Chiesa di Turchia è convenuta qui da Ankara e Bursa, da Smirne e Konya, dall’Anatolia e dal Mar Nero.
Con affetto salutiamo i fratelli provenienti da Antiochia e dall’Hatay, che portano le ferite del grande terremoto che ha colpito quella regione. Come nel giorno di Pentecoste, sono qui presenti oltre settanta diverse nazioni eppure ci sentiamo un’unica famiglia, in cui nessuno si sente straniero né ospite.
Qui in Turchia, come a Nicea diciassette secoli fa, la Chiesa sta ritrovando l’unità nella professione dell’unica fede e il cammino verso la piena comunione progredisce sotto la guida saggia del Patriarca Bartolomeo.
Qui, dove Cristianesimo e Islam da secoli convivono in un mosaico di culture, impariamo a conoscere le reciproche ricchezze e a vivere da fratelli, abbattendo i muri di secolari pregiudizi.
Grazie, Padre Santo, per il dono dell’artistico Calice, con la partecipazione del Capitolo della Basilica di San Pietro.
Esso reca incisa la professione di fede nicena e ci ricorda che la vera comunione nasce dall’Eucaristia. Grazie per il dono della casa dei pellegrini a Nicea, già voluta dal suo venerato predecessore, il Papa Francesco, e da lei e dal Comitato per il Giubileo portata a compimento, quale segno giubilare.
Grazie, Padre Santo, perché quale vero “Pontefice”, costruttore di ponti, ci ha incoraggiato con la parola e con l’esempio ad abbattere i muri dell’inimicizia e a costruire ponti di fraternità perché noi cristiani pellegrini in questa “Terra Santa di Turchia” possiamo essere operatori di giustizia e di pace".
