Auguri ai cento uomini d'acciaio che hanno casa in via Dorso

Gestione e urbanistica sono finiti nella mani di una feroce guerra tra nani di Durin e Hobbit

auguri ai cento uomini d acciaio che hanno casa in via dorso

Auguri sinceri anche a chi, nano o hobbit che sia, tra un sondaggio pezzotto e un'autocandidatura “alla faccia di...”, trova in sé la capacità di uno straccio di iniziativa per strappare Avellino dall'isolamento

Avellino.  

Auguri ai cento uomini d'acciaio che hanno casa in via Dorso, non casuale specchio del degrado in cui precipita una città abituata a girarsi intorno per qualche tarantella e dall'altra parte quando c'è da denunciare i mariuoli dell'asfalto. Tipico quando i guai sono di chi se li deve piangere e sono a più di un metro dal proprio fondoschiena. Gestione e urbanistica sono finiti nella mani di una feroce guerra tra nani di Durin e Hobbit, mentre, uno a uno, gli equivoci continuano a ricordarci cosa potrebbe essere Avellino.

Il Parco del Fenestrelle ridotto a territorio di caccia dei predatori del 110 per cento. La disperata resistenza dei prefabbricati del terremoto, tenuti in piedi fin quando la soluzione sarà il salasso pubblico per l'utilizzo della colonna infame che sono le case dell'operazione “San Tommaso 2”. Equivoci che spesso incombono come oscuri presagi: l'ex sede dell'ospedale Capone in necrosi cementizia, fantasma dei bimbi che non nascono più. O l'ex sede dell'ospedale Moscati, molosso che da decenni testimonia una sanità truce e immobile, rapace e fulminea se metti mano alla tasca e paghi il privato. Persino la salvifica Lilt (Lega italiana per la lotta ai tumori), anticipatrice della sanità di prossimità, adesso agli sportelli ha messo “l'elemosiniere” per sostenere “la nuova sede”.

Auguri sinceri anche a chi, nano o hobbit che sia, tra un sondaggio pezzotto e un'autocandidatura “alla faccia di...”, trova in sé la capacità di uno straccio di iniziativa per strappare Avellino dall'isolamento nei trasporti: la sede della Ferrovia è alfiere di una struggente resistenza in vita, attorno alla quale “abballano” lucine e comitati, il cui significato capiremo solo un po' più in là.

Auguri al fantasma dell'opera che vive nel teatro Gesualdo, solo e disperato, il cui pianto antico rimbalza sulla Dogana, l'Eliseo, la casa di Victor Hugo, il Casino del Principe, Villa Amendola. Magari chi sfoggia i voti ottenuti nel Partito democratico capirà una buona volta che essere un politico non significa starsene nel benessere di palazzo Santa Lucia, ma avere idee su come dare un senso a tutto questo. Ma auguri soprattutto a chi, passando per via Annarumma, guardando cos'è diventata l'ex sede dei vigili del fuoco, prova ancora un moto di sdegno e conta le ore, e i minuti, che lo separano da quell'esercizio democratico cui solo partecipando, smuovendolo dal profondo, come un “arrevuoto” senza precedenti, fa partire un rumoroso e sincero... ma vaffanculo.