Da Foggia ad Ariano col vizietto dell'accattonaggio

La Polizia allontana due cittadini di colore sorpresi in Piazza Plebiscito a pretendere elemosina

“L’accattonaggio" in Italia come si evince dal sito ufficiale della Polizia di Stato, rappresenta la più tradizionale forma di profitto soprattutto attraverso l'utilizzo dei minori cosa che però in questo caso non ha riguardato Ariano..

Ariano Irpino.  

Da Foggia ad Ariano col vizietto dell’accattonaggio, la Polizia allontana due cittadini di colore sorpresi in Piazza Plebiscito e lungo alcune strade del centro a chiedere con insistenza denaro alla gente, in qualche caso anche con modi poco gentili.

Uno dei due aveva persino apostrofato con parolacce martedì scorso un commerciante, Anselmo La Manna dinanzi al suo negozio, dopo che quest’ultimo lo aveva invitato ad andare via.  Ma la Polizia sotto la direzione del Vice Questore Maria Felicia Salerno che aveva ricevuto già da qualche settimana più di una segnalazione, è intervenuta in maniera decisa, identificando i due per poi accompagnarli prima negli uffici del Commissariato arianese e successivamente ad Avellino in Questura per i relativi accertamenti e provvedimenti da adottare. Il primo, in regola, era in possesso di permesso per attesa richiesta asilo politico mentre il secondo, non in regola dovrà lasciare entro sette giorni il territorio nazionale.  Della fastidiosa presenza dei due era stata informata anche la Polizia Municipale. Chiariamo subito che non si tratta di migranti ospitati ad Ariano Irpino ma di due persone provenienti da Foggia,  ogni settimana.

“L’accattonaggio" in Italia – come si evince dal sito ufficiale della Polizia di Stato - rappresenta la più tradizionale forma di profitto soprattutto attraverso l'utilizzo dei minori. Il problema, già emerso alla metà degli anni Ottanta, in Italia ha coinvolto inizialmente i piccoli nomadi di origine Rom, allargandosi rapidamente a quelli marocchini e dell'Est europeo. Con una distinzione: a differenza degli slavi di ceppo Rom, i minorenni di etnia albanese e rumena vengono "affidati" dalle proprie famiglie a organizzazioni criminali che si occupano della loro "collocazione" in Italia. Un business che sta crescendo, sia per l'aumento dei flussi migratori, sia per i margini di guadagno: ogni bambino può rendere circa 100 euro al giorno.

Nuovi strumenti per combattere lo sfruttamento dei minori sono offerti dalla legge 11 agosto 2003 numero 228, intitolata "Misure contro la tratta delle persone" che ha aggiornato il reato previsto dall'articolo 600 del codice penale, ora definito "Riduzione o mantenimento in schiavitù o servitù". Questa norma punisce chiunque eserciti su una persona poteri corrispondenti a quelli del diritto di proprietà o lo tenga in uno stato di soggezione continuativa, costringendola a prestazioni sessuali o lavorative, tra cui anche l'accattonaggio. La pena prevista è la reclusione da 8 a 20 anni, aumentata di un terzo se i fatti commessi sono in danno di minori.

La Polizia di Stato e le Forze dell'ordine puntano, oltre che sulla repressione, soprattutto sulla prevenzione: utili sono risultate le iniziative contro la dispersione scolastica e per combattere le situazioni di marginalità sociale. Anche perché l'azione di repressione contro gli sfruttatori non sempre fornisce risposte adeguate nei confronti della vittima: carenza di strutture o istituti, ostilità delle famiglie di origine dei ragazzi, loro stessi spesso restii alla vita di istituto.

Dal punto di vista statistico, i dati disponibili non forniscono un quadro completo del fenomeno, offrono delle indicazioni importanti, ma non esaustive."

Gianni Vigoroso