Sesso e schiavitù con le fedeli, a giudizio pastore evangelico

Il 9 maggio inizia il processo ad Avellino per riduzione in schiavitù per l'85enne salernitano

Decine le donne che hanno denunciato. Hanno subito le violenze per paura di incorrere nel peccato

Avellino.  

Il giudice dell’udienza preliminare di Napoli, Rosa Maria Aufieri, ha disposto il rinvio a giudizio del pastore evangelico che, secondo l'imputazione, avrebbe per anni approfittato sessualmente delle proprie adepte, in Alta Irpinia. Prestazioni sessuali all'insaputa dei mariti delle stesse e spesso che coinvolgevano sia le madri che le figlie. Le indagini hanno avuto inizio dalla denuncia di una madre 45enne che per anni ha subito le violenze del pastore. La donna ha deciso di raccontare tutto quando il pastore, G.C. 85enne del salernitano, ha rivolto le sue attenzioni verso la figlia, allora minorenne.

La ragazza ha raccontato agli investigatori di essere stata palpata quando aveva 13 anni. I fatti si sono svolti in tre comuni dell’Alta Irpinia (non li indichiamo per tutelare la privacy delle vittime), dove il pastore della chiesa evangelica libera, esercitava il ruolo di ministro del culto. Le indagini sono state condotte dalla Procura di Napoli perché l’induzione in schiavitù è un reato di competenza distrettuale. Racconti morbosi, deposizioni ricche di particolari quelle raccolte dalla Dda.     

In proposito una quindicenne ha descritto di essere stata accompagnata dalla madre fin tra le braccia del pastore. Lui l'avrebbe costretta ad avere rapporti sessuali non protetti, sostenendo di essere “l'angelo”. Secondo l'accusa, una delle ragazze, anche lei minorenne all'epoca dei fatti, sarebbe diventata sterile a causa delle violenze sessuali subite.

Altre testimonianze descrivono presunti incontri erotici che avrebbero coinvolto anche più donne insieme, oltre ad alcune richieste di denaro alle quali le vittime avrebbero acconsentito per non incorrere nella “dannazione eterna”: anche se all'uomo non è contestato il reato di estorsione. Non mancano riferimenti a episodi nei quali il pastore avrebbe concesso le fedeli anche ad altri uomini per ringraziarli dei loro servizi.

Dopo le denunce delle donne, difese dall'avvocato Danilo Iacobacci e Felice Raimondi, gli investigatori hanno avviato le verifiche. Inizialmente il pm aveva chiesto l’archiviazione per il reato di riduzione in schiavutù che fu rigettata dal giudice Dario Gallo, dunque la  richiesta di rinvio a giudizio da parte del pm della Direzione distrettuale antimafia, Maurizio Giordano, e  l’udienza preliminare di questa mattina.

Nel corso dell'udienza di stamane, il gup di Napoli ha accolto le richieste della Procura e dell'avvocato delle uniche due donne costituitesi parte civile, rinviando a giudizio l'uomo, difeso dall'avvocato Giovanna Perna, innanzi alla Corte di Assise di Avellino per l'udienza del 9 maggio prossimo, dove dovrà rispondere della riduzione in schiavitù di molte delle sue fedeli.