Il giudice Mauriello e le tangenti per le tasse di Sidigas

La Procura lo colloca al vertice di un sistema di corruzione tra imprese e magistrati

Avellino.  

Tangenti consegnate a presidenti di sezione tributaria per accogliere i ricorsi, posti di lavoro messi a disposizione per non pagare tasse, ma anche un intreccio di fatti e cognomi che svela come e perché certe cose sono accadute, e sono accadute ad Avellino.

Antonio Mauriello, 73 anni, già giudice tributario e membro del Consiglio Nazionale della Giustizia tributaria, è la chiave di volta che spiega il caso Sidigas, ovvero le decine di milioni di tasse che secondo la Procura di Avellino Gianandrea De Cesare sarebbe riuscito a non versare con le sue aziende. A scoprirne il ruolo “strategico e pericoloso di Mauriello”, scrive il giudice delle indagini preliminari di Salerno Pietro Indinnimeo, una indagine della Guardia di Finanza che ha portato a sette arresti.

Il giudice Mauriello, padre nonché contitolare dello studio legale e commerciale di Claudio, presidente dell'Avellino calcio, società di calcio che è di proprietà della Sidigas che è di Gianandrea De Cesare, secondo la ricostruzione della Procura avrebbe pilotato l'iter dei ricorsi a favore dell'azienda del gas (come risulta dalla pagina 25 del dispositivo, secondo incontri che ha raccontato agli investigatori Giuseppe Naimoli, un dipendente dell'ufficio tributario di Salerno, addetto ai terminali) e di altre imprese. Almeno dieci i casi di cui la Procura sostiene di aver prove e riscontri.

Indagato insieme al presidente della V sezione tributaria di Salerno, Fernando Spanò, in un caso Mauriello avrebbe versato 10mila euro per fa risparmiare alla Sidigas poco meno di un milione di euro. Inoltre, il giudice Spanò (si legge nel dispositivo di misura cautelare) accettava la promessa di ulteriori utilità al fine di interessarsi alle definizioni favorevoli di altri appelli proposti dalla Sidigas. La spa di Gianandrea De Cesare aveva "decine e decine" di ricorsi e lo studio Mauriello riusciva a curarglieli tutti. 

Secondo il Gip, il giudice Mauriello appariva come il coordinatore e l'ispiratore di episodi di corruzione in atti giudiziari e, citiamo testualmente dal dispositivo, “interessato esclusivamnente al danaro, asservito a logiche del tutto distoniche con il ruolo di giudice tributario e ancor più con il ruolo di componente dell'Organo di Autogoverno della Giustizia tributaria”.

Ecco perché l'inchiesta che ha portato a conclusione la Guardia di Finanza di Salerno è una bomba a orologeria su Avellino.

I nomi che saltano fuori, quelli iscritti nel registro degli indagati, sono un'ulteriore conferma che il calcio ad Avellino è “na carta sporca”.