Omicidio Gioia, il neuropsichiatra: "Elena soggetto debole e suggestionabile"

Avellino, nuova udienza per il delitto del Corso: "I due fidanzati erano fuori dalla realtà".

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L'esperto in aula: Limata ha proposto un'alternativa esistenziale ad Elena, a quella che era la sua famiglia d'origine

Avellino.  

"Hanno cooperato attivamente nella programmazione del delitto". Sono le parole del professore Stefano Ferracuti, neuropsichiatra forense che questa mattina è venuto a deporre, dinanzi alla Corte del Tribunale di Avellino, sulla consulenza richiesta dalla difesa di Elena Gioia - rappresentata dall'avvocato Livia Rossi - e da lui effettuata, con il supporto dello psicologo forense Gianmarco Tessari.

Il professore inizia la propria escussione precisando, innanzitutto, che "l'accertamento sulla giovane Gioia è stato piuttosto complicato: la ragazza era decisamente ostica a una comunicazione accettabile".

Ci si concentra sulla diagnosi, seppur non pienamente condivisa probabilmente da altri psichiatri data la giovane età della ragazza, di una patologia di disturbo di personalità di tipo borderline, lo stesso disturbo di cui alla scorsa udienza si è parlato per quanto riguarda Giovanni Limata, ricordiamo, materiale esecutore del delitto di Aldo Gioia.

"La sensazione medica era quella di parlare con un'adolescente. Per questo ho chiesto il supporto psicologico del dottor Tessari. E proprio lui, in aula, riferisce sullo stato psicologico di Elena, oggi non presente in aula perché impegnata nel sostenere la prova scritta dell'esame di maturità: "L'aspetto cognitivo non corrisponde a quello di una ragazza della sua età.  Le sue capacità di ragionamento sono poco sviluppate. Elena ha difficoltà serie nel riuscire a organizzare le informazioni che le vengono fornite e a utilizzarle in modo critico. È emerso che è fortemente suggestionabile, si stanca facilmente, non riesce a mantenere la concentrazione.

E sulla relazione tra i due ragazzi: "64.550 messaggi in pochissimi mesi, circa un messaggio al minuto. È chiaro che la relazione sia stata costruita assolutamente su un piano virtuale. Un piano in cui i due hanno costruito una relazione senza dubbio romantica. Nella reciproca richiesta di fedeltà, impegno e costanza Limata ha proposto un'alternativa esistenziale ad Elena, a quella che era la sua famiglia d'origine".

Giovanni, dunque, rappresenta l'eroe negativo, disposto a tutto pur di salvare la sua Elena, anche a commettere una strage. Il professor Ferracuti, chiaramente, precisa che niente di tutto ciò emerge dall'esame clinico a cui è stata sottoposta Elena: "Non è riuscita a elencarmi neanche una situazione in cui in casa si sia sentita vittima di abusi". "Le due personalità sono fortemente disturbate, la relazione in sé è di carattere psicotico. In psicopatologia si chiama follia a due, Giovanni ed Elena si contagiano a vicenda e si potenziano". In più, dalle chat successive al 17 aprile, giorno in cui hanno assunto la decisione di uccidere la famiglia Gioia, i due iniziano a fantasticare in termini inconcepibili. "Erano così fuori dalla realtà che iniziano a pensare che qualcuno si sarebbe accorto dell'omicidio perché nessuno avrebbe più pagato le bollette. Loro pensavano davvero di uccidere tutti, di prendere lo zainetto e di andarsi a sposare sulla spiaggia". La prossima udienza è stata fissata al 28 settembre per altri testi della difesa di Elena Gioia.