Sparatoria Viale Italia: condanna a 8 anni anche per il figlio di Casanova

Durissima sentenza: il pm aveva chiesto sette anni, ma la pena è stata più pesante

sparatoria viale italia condanna a 8 anni anche per il figlio di casanova
Avellino.  

Otto anni di reclusione anche per il 18enne figlio di Ciro Casanova, dopo che quest'ultimo era stato condannato lo scorso aprile anche lui a otto anni e sei mesi per la sparatoria avvenuta a Viale Italia ad Avellino durante i festeggiamenti per i campionati europei di calcio.

Oggi è arrivata anche per il giovane la sentenza di primo grado del Tribunale dei Minori di Napoli, con l'ipotesi di reato di concorso in tentato omicidio plurimo. Dura la condanna, il pubblico ministero aveva chiesto sette anni di reclusione.

I fatti risalgono alla notte tra il 6 e il 7 luglio dello scorso anno. L’Italia aveva appena battuto ai rigori la Spagna, assicurandosi la partecipazione alla semifinale dei campionati europei di calcio. Molta gente si era riversata per le strade di Avellino, il corso principale era pieno di persone intente a partecipare ai festeggiamenti. Ad un tratto, i colpi di pistola. A terra tre persone: Gianluca Ferrara, 45 anni, il figlio Ettore, 26 anni, e l’amico Ivan Santamaria, 28 anni, quest'ultimo protagonista due anni fa di un’aggressione all'assessore comunale di Avellino, Giuseppe Giacobbe, per la quale è stato recentemente assolto.

Ciro Casanova, 55enne, in compagnia del figlio, allora ancora minorenne, si era armato di una pistola calibro 7.65 e aveva fatto fuoco tra la folla in festa in Viale Italia, in pieno centro.

Secondo una ricostruzione dei carabinieri, i tre erano stati avvicinati da Casanova che, sceso da una Fiat 600, aveva esploso contro di loro sei colpi di arma da fuoco che, non avendoli colpiti mortalmente, avevano fatto sì che si potessero poi riparare nell’atrio di un portone per sottrarsi all’agguato e attendere i soccorsi, approfittando del panico generato nella folla presente dal rumore degli spari.

I motivi alla base dell’aggressione potrebbero essere legati a una vendetta del padre, intenzionato a salvare l’onore del figlio che avrebbe avuto la peggio in una rissa avvenuta proprio contro le vittime della sparatoria.

Fondamentali sono state le intercettazioni ricavate dai microfoni ambientali del Pronto Soccorso dell’ospedale Moscati, in cui sono state accompagnate le tre vittime, che hanno permesso di poter identificare i colpevoli. In quell’occasione, infatti, Ettore Ferrara racconta al Santamaria di aver appreso dal padre Gianluca che l’aggressore si era avvicinato in auto puntandogli la pistola al viso e che proprio al momento di fare fuoco questa si sarebbe inceppata. A quel punto l’uomo sarebbe sceso dall’auto e avrebbe deciso di colpirlo alla gamba.

Il giovane, è stato ritenuto dalla Procura parte attiva nell’agguato, essendo arrivato in macchina insieme al padre quella sera, e consapevole che quest’ultimo avesse portato con sé la pistola. Non solo, fu proprio Vittorio a chiedere l’intervento del genitore per il pestaggio subito dal figlio di Gianluca Ferrara.

Nonostante ciò, il legale del ragazzo - l'avvocato Gaetano Aufiero, ha già annunciato che presenterà ricorso in appello.