Omicidio Gioia, Bruno a colloquio con i genitori di Limata

Colloquio necessario per comprendere la personalità del 23enne detenuto nel carcere di Bellizzi

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Cervinara.  

di Paola Iandolo 

Omicidio Gioia, la psicologa Rosa Bruno ha ascoltato anche i genitori di Giovanni Limata per redigere una relazione sullo stato mentale del 23enne di Cervinara, detenuto insieme a Elena Gioia, per l’omicidio del papà di lei. Il colloquio con i genitori di Giovanni  è stato utile alla dottoressa Bruno per ricostruire pezzi importanti della personalità dell’imputato. La professionista è stata nominata, dall’avvocato Rolando Iorio. Giovanni Limata è accusato di aver ucciso a coltellate, nella sua abitazione, il 23 aprile del 2021, il 53enne, papà della sua ex fidanzata, Elena Gioia, imputata anch’essa di concorso in omicidio aggravato.

Le conclusioni del ctu Sciaudone

Dalle 25 pagine della relazione del dottore Giuseppe Sciaudone, consulente tecnico d’ufficio, è emerso che Giovanni Limata – imputato insieme a Elena Gioia per il delitto del padre di lei, Aldo Gioia - ha bisogno di essere attenzionato perché presenta “una sofferenza per la condizione detentiva che continua a sembrare fortemente connessa con quella dei suoi agiti. Inoltre stenta ad accettare di aver ucciso, di averlo fatto per una ragazza che neppure lo saluta. E’ dilaniato, frammentato dalle sue condotte e dall’aver provocato la morte di Aldo Gioia”. Ed ancora “è una personalità complessa, va attenzionato e deve essere seguito dallo psichiatra e dalla psicologa”.

“Le voci? Sono delle illusioni”

 In merito alle voci che l’imputato Limata ha dichiarato di sentire, particolare riferito nel corso dei due colloqui avuti in carcere con lo psichiatra, il dottore Sciaudone ha precisato: “escludo che siano delle allucinazioni, bensì sono solo delle illusioni”.

Ed ancora le precisazioni dello psichiatra sui messaggi

Sotto la lente d’ingrandimento un messaggio in particolare evidenziato dall’avvocato Francesca Sartori. Quello che Giovanni Limata inviò dopo l’omicidio ad un’amica: “sono un mostro, più lo colpivo, più mi piaceva”. Il dottore Sciaudone ha replicato spiegando la crudeltà dell’azione omicidiaria: “possibile che abbia voluto assecondare”. La prossima udienza è fissata per il 29 marzo.