Lauro, Istituto a custodia attenuata per madri detenute: arriva uno spiraglio

Il Ministro Nordio ha chiarito che non vi è allo stato nessun decreto di chiusura

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Lauro.  

di Paola Iandolo

 “Non vi è, allo stato, alcun decreto di chiusura o di diversa destinazione”. A precisarlo il Ministro della Giustizia Carlo Nordio. Dopo il trasferimento delle detenute dell’Istituto a custodia attenuata per detenute madri di Lauro, arriva la risposta del Ministro della Giustizia all’interrogazione presentata da Ada Lopreiato, senatrice del Movimento Cinque Stelle, che finalmente chiarezza sulla situazione. Lopreiato aveva sollecitato il Guardasigilli a fornire chiarimenti sulla chiusura dell’Icam di Lauro, unico istituto a custodia attenuata nel Mezzogiorno e sul futuro della struttura detentiva irpina.

Le precisazioni

 Nelle risposta del MInistro si legge che "Il competente dipartimento - scrive Nordio nella sua risposta  - opportunamente interessato, ha riferito che la casa circondariale di Lauro, con decreto ministeriale 3 ottobre 2016, venne trasformata in istituto a custodia attenuata per detenute madri, sezione distaccata della casa circondariale di Avellino e, ad oggi, consta di 20 camere di pernottamento detentive, per un totale di 50 posti regolamentari. Alla data del 9 marzo 2025 presso l’ICAM di Lauro non sono più presenti detenute; tuttavia, non vi è, allo stato, alcun decreto di chiusura o di diversa destinazione”. “Per quanto concerne le ultime tre detenute che ivi erano presenti con prole al seguito, che nel frattempo avevano fatto istanza al magistrato di sorveglianza di Avellino di essere ammesse alla detenzione domiciliare ex art. 47 quinquies dell’ordinamento penitenziario, il 6 febbraio 2025 la Direzione generale dei detenuti e del trattamento, nelle more della decisione, ne ha disposto il trasferimento extra distretto, rispettivamente negli ICAM della casa reclusione femminile di Venezia Giudecca e della casa circondariale di Milano San Vittore. Tali provvedimenti sono stati eseguiti il 24 febbraio. Alle detenute trasferite continuano a essere assicurati i contatti con i familiari e con terze persone, secondo quanto previsto dall’ordinamento penitenziario e dal relativo regolamento di esecuzione; a due detenute di nazionalità straniera, risulta che i colloqui vengono effettuati tramite “Skype” e non in presenza.

Gli altri istituti

Va comunque evidenziato che sezioni destinate a donne con prole di età non superiore ai 3 anni sono presenti nel Sud Italia, oltre che presso la casa circondariale di Avellino, anche presso gli istituti penitenziari di Foggia, Lecce, Castrovillari, Reggio Calabria “Panzera”, Messina, Agrigento, Cagliari e Sassari. Allo stato, inoltre, sono attivi l’ICAM annesso alla casa circondariale di Milano San Vittore, l’ICAM presente presso la casa di reclusione femminile di Venezia Giudecca e l’ICAM presente presso la casa circondariale di Torino “Lorusso e Cutugno””. Sulla questione legata alla presenza di istituti nel Mezzogiorno Nordio ha precisato che “con l’entrata in vigore della legge 21 aprile 2011, n. 62, recante “Modifiche al codice di procedura penale e alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e altre disposizioni a tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori”, è stato inserito, fra l’altro, l’art. 285- bis del codice di procedura penale, il quale prevede che “nelle ipotesi di cui all’articolo 275, comma 4 c.p.p., se la persona da sottoporre a custodia cautelare sia donna incinta o madre di prole di età non superiore a sei anni, ovvero padre, qualora la madre sia deceduta o assolutamente impossibilitata a dare assistenza alla prole, il giudice può disporre la custodia presso un istituto a custodia attenuata per detenute madri, ove le esigenze cautelali di eccezionale rilevanza lo consentano”.