Francesca Albanese: "A Gaza Israele sta commettendo un genocidio, fermiamolo"

E' campana, di Ariano Irpino, la relatrice speciale Onu per il territorio palestinese occupato

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A Gaza Israele ha ucciso con bombe e proiettile e droni quasi 60.000 persone tra cui oltre 16.000 bambini. Un genocidio. Fermarlo adesso è un obbligo ed è anche l'unico modo per restare umani...

Ariano Irpino.  

Sta tuonando nel mondo il grido di Francesca Albanese relatrice speciale Onu per il territorio palestinese occupato, giurista e docente italiana, di Ariano Irpino. Lo ha detto con coraggio e determinazione alle Iene e Piazza Pulita.

"A Gaza Israele sta commettendo un genocidio. Non è un'opinione ma un fatto documentato. Uccidere torturare, affamare, spezzare mentalmente, fisicamente, infliggere condizioni di vita intollerabili, intenzionalmente ad un gruppo allo scopo di distruggerlo è genocidio.

A Gaza Israele ha ucciso con bombe e proiettile e droni quasi 60.000 persone tra cui oltre 16.000 bambini ha raso al suolo case scuole chiese ospedali redi idriche campi agricoli e persino cimiteri. Potrebbero essere 300.000 morti di fame. 

Ha torturato prigionieri, medici e giornalisti alcuni stuprati. Troppi sono morti così nelle prigioni israliane Questo genocidio a guardarlo bene ha le nostre impronte digitali e sotto i nostri occhi negarlo oggi vuol dire essere ignoranti o complici. Fermarlo adesso è un obbligo ed è anche l'unico modo per restare umani.

La verità sui crimini contro i palestinesi raccontata da Francesca Albanese nel suo libro dossier J'Accuse. 

"La verità prima di tutto è l’inizio del più famoso J’Accuse della storia moderna, quello di Émile Zola. La verità prima di tutto è anche il movente che ispira questo J’Accuse, che raccoglie la testimonianza della relatrice speciale Onu sui territori palestinesi occupati da Israele dal 1967."

Questo libro non nasce come un instant book. Prima degli attacchi del 7 ottobre 2023,  in un momento in cui l’attenzione mediatica sulla situazione in Israele e nei territori palestinesi occupati era prossima allo zero, J’Accuse voleva essere anzitutto uno strumento per comunicare ai lettori l’urgenza di un tema che non poteva essere ignorato.

A raccontare in maniera chiara il perchè di questo libro è il giornalista Christian Elia, colui che ha fondato e dirige «Q Code Mag».

È direttore di «Arabpop» e ha realizzato reportage da quaranta paesi, pubblicati tra gli altri da «L’Espresso», «Il Venerdì di Repubblica», «Internazionale», «FQ Millennium», «MicroMega», «il manifesto», «Domani». Dal 2013 coordina la sezione giornalismo narrativo del Festival letteratura di Mantova. Con i suoi lavori ha vinto il premio Baldoni, il premio giornalisti del Mediterraneo e II Reportage, 

"Attraverso il prezioso lavoro svolto da Francesca Albanese e confluito in tre rapporti internazionali, presentati rispettivamente nell’ottobre 2022, nel luglio e nell’ottobre 2023 era possibile documentare in maniera incontestabile l’affermarsi di una condizione di apartheid e di un’occupazione neocoloniale con migliaia di vittime. Questo fatto doveva essere portato all’attenzione del grande pubblico.

Dopo il brutale e intollerabile attacco di Hamas, e dopo la guerra conseguente su Gaza, l’attenzione mediatica su Israele e Palestina è diventata massima, eppure resta impantanata in contrapposizioni fuorvianti (se critichi Israele stai con i terroristi; se porti l’attenzione sull’occupazione stai giustificando Hamas…), che impediscono la comprensione di una storia che non comincia il 7 ottobre.

Il J’Accuse di Francesca Albanese non è l’intervento di parte di un’attivista ma è il contributo di una donna che svolge da anni un incarico di alto profilo istituzionale e che può aiutarci a vedere e a capire ciò che non vediamo."

L’ampio saggio di Roberta De Monticelli che chiude il libro offre una visione profonda dei temi che questo conflitto ha messo in luce.

Francesca Albanese è l'esempio di una vera e forte testimonianza civile nel mondo. Competente e coraggiosa. Una voce necessaria attualizzata ai giorni nostri. Il suo libro è frutto di un ventennio di lavoro meticoloso sul campo come sottolineato da Christian Elia. 

Laurea in giurisprudenza all’Università di Pisa, master in diritti umani alla school of oriental and African studies (Soas) di Londra, ha lavorato per vent’anni per la difesa dei diritti umani in Medio Oriente, svolgendo la sua attività presso l’ufficio legale delle Nazioni Unite per il soccorso dei rifugiati palestinesi (Unrwa) e in precedenza, presso l’Alto commissariato per i diritti umani. Dal 2015 è accademica associata presso la Georgetown University negli Stati Uniti. Tra le sue pubblicazioni scientifiche ricordiamo Palestinian Refugees in International Law (con Lex Takkenberg, Oxford University Press 2020). Nel 2022, il Consiglio dei Diritti umani delle Nazioni Unite l’ha nominata relatrice speciale sui territori palestinesi occupati.