Da Caivano dove è stata celebrata una messa in suffragio dei tre carabinieri morti tragicamente in provincia di Verona, ad Ariano Irpino in occasione della veglia per la giornata missionaria mondiale 2025.
Accoglienza calorosa per Padre Maurizio Patriciello. Un incontro fortemente voluto dal vescovo Sergio Melillo insieme al parroco di Flumeri don Claudio Lettieri che ha curato ogni aspetto organizzativo, moderato dalla collega Annamaria Di Paola.
“E’ l’anno delle speranza, e ne abbiamo davvero tanto bisogno. Motivi per scoraggiarsi ce ne sono a tutti i livelli, politici, economici, esistenziali. Dobbiamo tenere accesa questa fiamma - ha detto padre Maurizio Patriciello - a noi compete questo compito. Non spegnere e non calpestare il lucignolo fumicante. Anche di fronte ad una piccola fiammella che stenta a prendere fuoco, dobbiamo stare lì non a calpestarla ma a ridarle vita”.
E poi simpaticamente rivolgendosi alle donne presenti alla veglia: “Se avete un compagno tirchio non solo di soldi ma soprattutto di affetto, attenzioni, carezze, lasciatelo”.
Qualcuno ha detto che il mondo con Dio rimane un mistero, ma senza Dio proprio è un assurdo, dal quale non se ne esce. E io vedo che la maggiore sofferenza dei nostri giovani soprattutto, è una sofferenza esistenziale. Lo vedevo in qualche bar anche qui ad Ariano, tante birre e alcol. Dobbiamo arrivare a tutti, anche ai ragazzi che non vengono in chiesa”.
Alla domanda com’è la vita sotto scorta di un prete, Patriciello ha risposto così: “I miei pistolero sono qui con me, Gianluca e Giancarlo. Sono due cari amici e fratelli. Certo è un po' limitante la mia vita. Arrivare poi sotto scorta ad una certa età, dopo aver vissuto una vita intera con grande libertà, guido la macchina già quando avevo 10 anni e adesso sono 4 anni che non posso farlo. Mi sono impiegato giovanissimo, ho sempre lavorato e studiato contemporaneamente, indipendente economicamente da sempre e adesso la libertà è venuta meno. Ma ne abbiamo guadagnato in amicizia e sicurezza e Dio sia benedetto anche per questo”.
L’importanza di questa giornata nelle parole del vescovo Sergio Melillo:
“L’evangelizzazione è legata da una testimonianza coerente, non solo nei paesi cosiddetti di missione, terzo mondo, ecc. La questione è tutta italiana. Lo ha ricordato anche papa Leone, recentemente. Significa anche saper portare nella società un contributo riguardo alle dinamiche più complesse, i problemi del lavoro, della famiglia, della comunità cristiana, le difficoltà per poter vivere nella nostra società. I problemi della delinquenza minorile, tutto legato ad un discorso di questo tipo”.
