Meemoria e impegno a 45 anni dal terremoto del 1980. Oggi al teatro Carlo Gesualdo di Avellino la tavola rotonda dal titolo “Fate presto. Dalla memoria alla prevenzione", moderata dal direttore di Ottochannel tv Pierluigi Mellino. Con il ministro Piantedosi e il numero uno della protezione civile Ciciliano.
Piantedosi: Il terremoto storia di riscatto
Piantedosi ha condiviso la sua esperienza di quell’inverno tragico: «Sono stato testimone diretto, in quanto originario dell’Irpinia. All’epoca ero quasi maggiorenne, dunque serbo ricordi estremamente vividi di quella tragedia, ma anche del grande riscatto dimostrato dal popolo irpino. Non è una storia fatta di sole macerie, bensì di forza e determinazione. Quel popolo ha saputo sollevarsi, ed è proprio questa la lezione che dobbiamo serbare nella memoria».
Il sisma, la svolta
Il Ministro ha sottolineato inoltre come il terremoto abbia rappresentato un punto di svolta per la Protezione Civile nazionale, sorta proprio in seguito a quell’emergenza. «Il terremoto segnò la nascita di un nuovo sistema di protezione civile, che si è evoluto sino a divenire oggi uno dei più efficaci al mondo», ha dichiarato Piantedosi, evocando inoltre le figure storiche che resero possibile tale trasformazione, come Zamberletti, il commissario straordinario per il Friuli, che gettò le basi per un’istituzione destinata a durare.
Memoria e futuro: la questione della fuga dei giovani
L’analisi non si è esaurita nella memoria del passato. Piantedosi ha posto in evidenza una questione che ancora oggi affligge l’Irpinia e molte altre aree interne del Paese: la fuga dei giovani. Un dramma che perdura, continuando a svuotare terre segnate dalla catastrofe.
«La combinazione tra una crescente denatalità e la fuga dei giovani sta impoverendo il nostro territorio. Questo fenomeno deve essere affrontato con la massima serietà», ha affermato, non senza manifestare preoccupazione. Un problema che, decenni dopo, continua a compromettere la stabilità e lo sviluppo delle zone più fragili.
Le conclusioni del capo della Protezione Civile
A chiudere i lavori è stato Fabio Ciciliano, capo dipartimento della Protezione Civile, il quale ha rinnovato l’importanza di non abbassare mai la guardia, anche quando l’emergenza sembra lontana. Ciciliano ha sottolineato l’indispensabilità di un aggiornamento continuo e di una costante preparazione. «La protezione civile non si fa solo nei momenti di crisi, ma deve essere un impegno quotidiano, una cultura della prevenzione che deve radicarsi nella vita di tutti», ha dichiarato, rimarcando come la vera difficoltà risieda spesso nella mancanza di una costante gestione ordinaria del territorio.
Ricordare il passato, prepararsi al futuro
La giornata si è configurata, dunque, come un’importante occasione per meditare, non solo sulla memoria, ma anche sul presente e sul futuro. Perché ricordare il terremoto non è soltanto un dovere morale, ma anche una responsabilità verso le generazioni che verranno, chiamate a convivere consapevolmente con il rischio e a saper fronteggiare le emergenze. La conclusione dell’incontro ha fatto riecheggiare una frase che, nel 1980, si fece simbolo di speranza e di urgente necessità di intervento: «Fate presto». Tuttavia, come ha richiamato il capo della Protezione Civile, «Fate presto non significa soltanto agire con rapidità, ma agire con competenza. E per farlo bene, occorre essere preparati. Siate pronti». Una lezione che, forse, non è mai stata appresa del tutto.
