Quel mistero della Malvizza nel giorno di Ferragosto

Quando la terrà si aprì e tutti sprofondarono negli inferi...

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Montecalvo Irpino.  

Malvizza, piccola contrada posta ai confini di quattro paesi: Ariano, Montecalvo, Castelfranco, Ginestra degli Schiavoni. Fazzoletto di terra dei misteri, in cui esiste una specie di laghetto dalla forma particolare a ferro di cavallo, con tre coni di melma argillosa e crateri di circa 50 centimetri di diametro, in cui gorgoglia il gas. Si racconta che un gruppo di contadini stava “scugnando” come avveniva un tempo, con i cavalli. Si pestava in pratica il grano, per far uscire i vari chicchi. Un lavoro che durava intere giornate per separare il grano dalla pula e dalla paglia. Passò di lì alla Malvizza, un monaco il quale esortò gli agricoltori a fare una sosta in quel giorno sacro, di festa, dedicato alla Vergine dell’Assunta e a recarsi a messa. I contadini, pensarono invece più al mantenimento del bene che erano riusciti a produrre con tanti sacrifici e non aderirono a quella richiesta.

Quando il monaco si allontanò, la terrà si aprì e tutti sprofondarono negli inferi. Antonio Alterio, storico e cultore degli usi e tradizioni locali: "I nostri nonni raccontavano inoltre che passando da quelle parti, si riusciva a sentire il canto del gallo, il razzolare delle galline, il muggito delle vacche, il latrare dei cani e voci umani. Io ritengo che tutto questo fosse tutto in funzione di una necessità, quella di spingere, stimolare la gente ad andare a messa e quindi osservare il precetto della domenica e dei giorni festivi. Se ne servivano di tutto ciò anche i sacerdoti, per spingere i contadini a recarsi in chiesa. 

Una cosa è certa, nel giorno di ferragosto, c’era e c’è ancora il rito delle cosiddette “cient cruci e cient ave maria”, cento croci e cento Ave Maria in onore della Madonna dell’Assunta."