Protesta dei trattori, patto di sinergia tra sindaci e agricoltori: ecco Ariano

"Il made in Italy non può essere solo una piattaforma commerciale!"

protesta dei trattori patto di sinergia tra sindaci e agricoltori ecco ariano

La protesta dei trattori in Campania. Un segnale forte arriva dalle aree interne, in Irpinia dove è stato siglato un patto di sinergia tra gli agricoltori e i sindaci per la richiesta ufficiale dello stato di crisi.

Ariano Irpino.  

Trattori in piazza ad Ariano Irpino scortati da polizia e carabinieri come nel resto d’Italia per consegnare nelle mani del sindaco Enrico Franza un documento ufficiale in cui si chiede la dichiarazione dello stato di crisi dell’agricoltura, allevamento e braccianti. Una sollecitazione avanzata a tutti i comuni della provincia di Avellino.

"Un paese senza contadini, allevatori, pescatori e artigiani del cibo, non è libero e non ha futuro. Salviamo le piccole e medie aziende produttive, i territori, le comunità rurali e costiere e il diritto al cibo".

Ecco la lettera aperta dalla rete dei municipi rurali a sostegno degli agricoltori, allevatori e pescatori in mobilitazione indirizzata al presidente della repubblica italiana, Sergio Mattarella, alla presidente del consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, al ministro dell’agricoltura, sovranità alimentare e foreste, Francesco Lollobrigida.

"Ancora una volta, gli agricoltori, gli allevatori e i pescatori sono costretti a scendere in mobilitazione per denunciare la crisi delle aziende produttive e chiamano i sindaci, i cittadini e i lavoratori delle filiere agroalimentari ad allearsi per difendere il diritto al cibo a campagne vive e tutelate con uomini e donne al lavoro nei campi e nel mare.

Nel documento posto a base della loro iniziativa denunciano come l’agroalimentare italiano sia un sistema ricco capace di realizzare performance importanti ma fatto da agricoltori e pescatori sempre più impoveriti.

Scrivono, fra l’altro: “Sono le aziende produttive quelle che pagano il prezzo della crisi. In venti anni hanno chiuso oltre il 50% delle aziende della pesca e agricole (meno 500.000 solo negli ultimi dieci anni). Del totale di 1,3 milioni chiuse, il 75% è in montagna o collina (con l’abbandono delle aree coltivate pari a circa 850.000 Ha in zone particolarmente vulnerabili dal punto di vista ambientale, idrogeologico e sociale)….. Crolla il reddito reale dell’agricoltura per addetto (Eurostat certifica che nel 2020 in Europa è aumentato in media di 2,8% ma in Italia è diminuito del 2,9%)…. La chiusura delle aziende e l’abbandono delle aree coltivate comporta automaticamente la perdita di posti di lavoro. Sono ormai solo circa 175.000 le aziende che assumono operai agricoli (-7% in 5 anni) con i lavoratori che, per la prima volta dal 2007, scendono sotto il milione… in Italia su cento euro spesi dal consumatore per l’acquisto di prodotti agricoli freschi, meno di 20 euro remunerano il valore aggiunto degli agricoltori, ai quali, sottratti gli ammortamenti e i salari, resta un utile di 7 euro, contro i circa 19 euro del macro-settore del commercio e trasporto. Per i prodotti trasformati l’utile della agricoltore si riduce a 1,5 euro pari a 2,2 euro, contro i 13,1 euro del commercio e trasporto.”

I sindaci condividono il grido di allarme, Questo l'appello di ogni primo cittadino: "La crisi delle aziende agricole e della pesca è, sul piano sociale un rischio fortissimo per la Sovranità e la Sicurezza Alimentare ….. Se la sovranità alimentare è il diritto dei popoli a determinare il proprio modello di produzione, distribuzione e consumo del cibo, senza agricoltori e pescatori lo stesso diritto al cibo e la democrazia sono a rischio. “

Aggiungo la mia firma alla lettera aperta proposta dalla rete dei municipi rurali per sollecitare il vostro intervento in risposta al grido di allarme di quanti lavorano la terra e nel mare e per attuare un piano straordinario per salvare le piccole e medie aziende produttive, i territori, il diritto al cibo e la sovranità Alimentare e perché, come cittadini, non possiamo tollerare di perdere uno dei primi presidi della democrazia: il patrimonio di saperi di chi, lavorando nella terra e nel mare, ha contributo a fare grande e unico il nostro Paese. Il made in Italy non può essere solo una piattaforma commerciale!"