"Il 30 settembre i sindaci hanno fatto una cosa precisa: hanno consegnato e fatto approvare un documento di indirizzo. Non chiacchiere.
Un testo che chiede investimenti con tempi certi, riduzione perdite, e soprattutto una governance scelta collegialmente dai sindaci-soci, “fuori dalle logiche dei partiti”.
Bene. Allora adesso la domanda è semplice: quel documento che fine ha fatto?"
Lo scrive in una nota il comitato Uniamoci per l'acqua
"Perché nel frattempo si arriva al nodo tariffe e si procede come sempre: carte che viaggiano, note che partono, “ratifiche” che incombono… e i sindaci soci diventano spettatori. E quando un dirigente arriva a dire che “non c’era nulla da condividere”, capite bene che non siamo davanti a un problema tecnico: siamo davanti a un problema democratico.
Noi lo diciamo chiaro: prima di scrivere all’Eic e prima di qualunque ratifica, Acs doveva convocare un’assemblea pubblica (o almeno formale) con i sindaci soci e mettere sul tavolo:
lo schema tariffario completo, le simulazioni in bolletta per famiglie e attività, le tutele sociali, un cronoprogramma vincolante degli investimenti.
Senza questo, non è “gestione”: è scaricare il peso sulle persone e poi lavarsi le mani con la parola “tecnico”.
E ai sindaci diciamo la cosa più scomoda: se state zitti, siete corresponsabili. Perché siete soci, siete proprietari, siete quelli che devono rispondere ai cittadini. Non domani: adesso. Noi non ci stiamo.
Trasparenza totale, assemblea subito, atti pubblici e scelte motivate. Altrimenti questa storia diventa l’ennesimo copione: rubinetti a secco, bollette più alte, e politica che scappa.
