Alto Calore, Sibilia: L'ho detto in tutti i modi, il calvario si poteva evitare

Il fallimento dell'ente idrico è un terremoto politico. Il sottosegretario sentito in Procura

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Domani sinistra Italiana terrà una conferenza stampa

Avellino.  

La richiesta di fallimento avanzata dalla Procura di Avellino per l'Alto Calore spa ha scatenato un terremoto politico in Irpinia dove insistono la maggioranza dei soci, 95 sindaci di altrettanti comuni compreso il capoluogo, oltre all'ente Provicia. Ma anche nel Sannio che conta 31 comuni afferenti alla società pubblica.

Il debito monstre da 150 milioni di euro non è certo una novità per nessuno, tantomeno per l'amministratore unico Michelangelo Ciarcia che pure si è detto sorpreso e amareggiato del provvedimento firmato al procuratore capo Domenico Airoma.

A condurre le indagini il sostituto procuratore Vincenzo Russo che negli ultimi mesi ha ascoltato, come persone informate sui fatti, diversi esponenti politici. Innanzitutto il sottosegretario al Ministero degli interni, Carlo Sibilia, che aveva presentato una una corposa documentazione in procura, tesa a denunciare la mala gestio dell’ente di Corso Europa.

“Ho provato a dirlo in tutti modi. L’ho denunciato in tutte le situazioni – dice il sottosegretario del Movimento Cinque Stelle - Sono grato alla Procura per aver portato avanti le indagini. Ma sono triste perché questo ennesimo calvario poteva essere evitato e avevo personalmente indicato tutte le strade e i passaggi da fare. Anche dal punto di vista governativo. Ora più che mai bisogna rimboccarsi le maniche – conclude Sibilia - Mi aspetto qualche presa di responsabilità. 

Sulla vicenda sono stati scoltati anche il vicegovernatore della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola, il sindaco di Avellino Gianluca Festa, nonché il presidente della provincia Domenico Biancardi.

Domani si terrà una conferenza stampa convocata dal gruppo di Sinistra Italiana, presso il Circolo della stampa di Avellino, sulla gestione del servizio idrico in Provincia di Avellino: parteciperanno Roberto Montefusco, Raffaele Aurisicchio, Amalio Santoro, Giancarlo Giordano.

L'Alto calore è passato attraverso numerose trasformazioni: da consorzio ad azienda speciale a consorzio multiservizi fino all'attuale status giuridico di spa che costituita il 13 marzo 2003, nata per effetto della legge 448/2001. Secondo il nuovo ordinamento, l'Assemblea dei Soci, composta dai legali rappresentanti degli Enti locali, provvede all'approvazione dei bilanci, alla nomina del presidente e dei componenti del Cda. Attraverso la trasformazione del Consorzio in società di capitale e la contestuale sua scissione nella “Alto Calore Servizi S.p.A.” (cui è affidata la gestione del servizio idrico integrato) e “Alto Calore Patrimonio & Infrastrutture S.p.A.” (che ha acquisito l'intero ramo d’azienda relativo alla proprietà delle reti, degli impianti e delle altre dotazioni, nonché l’amministrazione di beni appartenuti al Consorzio), si voleva creare uno strumento agile in grado di affermarsi sul mercato, attraverso servizi efficienti a costi competitivi. Ma così non è stato. La massa debitoria è andata via via crescendo. La rete infrastrutturale obsoleta ha provocato grandi perdite negli ultimi anni, di acqua e denaro pubblico.

Da tempo si sta lavorando a una razionalizzazione dei costi e a un piano di risanamento ma nonostante gli sforzi l'ammasso debitorio è rimasto lì a testimoniare il fallimento di una gestione più che trentennale che ha interpretato l'Alto Calore prima come bacino elettorale che come società di servizio pubblico.