Fondazione per la Cultura, Controvento: "Basterebbe un assessorato"

L'associazione tuona: "inutile carrozzone, da Festa atto di arroganza"

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Avellino.  

Riceviamo e pubblichiamo la nota dell'associazione Controvento, riguardante lo statuto della Fondazione di Partecipazione, oggetto di discussione del Consiglio Comunale odierno.

Nonostante le evidenti incongruenze e difformità amministrative, lo statuto della Fondazione di partecipazione a cui consegnare completamente la promozione e la gestione della cultura ad Avellino, imposto dal sindaco Gianluca Festa, approda in Consiglio Comunale.

Senza che nessuna delle sue gravi contraddizioni sia stata sciolta, senza che si sia intrapreso l’ordinario percorso amministrativo, senza un autentico confronto con la città. E’ un gesto di arroganza insopportabile. L’associazione Controvento ribadisce oggi quanto manifestato a fine luglio e chiede che le forze vive della comunità avellinese, in Consiglio Comunale e fuori, esprimano il loro forte dissenso. Ciò perché il progetto costituisce un pericoloso tentativo di delegare all’esterno dell’ambito pubblico una funzione politica – prima ancora che amministrativa – della quale chi governa una comunità è obbligato a essere assolutamente titolare. Resta infatti un dovere per chi ricopre un incarico di tale responsabilità avere una visione di Avellino, un’idea e un impianto di considerazioni da cui muovere e delineare così per la Città una prospettiva da raggiungere.

Per chiarirne il ruolo nell’ambito dell’Irpinia, della Campania e del Mezzogiorno. Per attrezzare, di conseguenza, un progetto culturale per la Città. Tanto vale per la cultura come deve valere per l’urbanistica, per l’ambiente per i servizi alla persona, per lo sviluppo economico e social. Al Comune di Avellino invece l’azione politica e amministrativa brancola nella nebbia dell’indistinto da cui emerge solo con i fuochi pirotecnici dell’annuncio estemporaneo spiazzante e sta capitando pure alla Provincia, dove prende una forma sempre più distorta e impacciata la Fondazione Sistema Irpinia. Promuovere e gestire la cultura in una città è priorità pubblica.

Non basta disegnare sulla figura del sindaco il ruolo di decisore assoluto nel processo, assegnandogli – così come prevede la bozza di Statuto della Fondazione di partecipazione diffuso dall’amministrazione comunale – il compito di presiedere la struttura, indicare due consiglieri e nominare il direttore.

Se ciò appare coerente con la tendenza neopopulista di stampo sudamericano che ormai vige ad Avellino, dove chi è stato eletto primo cittadino ritiene di aver ottenuto una investitura autocratica con il marchio dell’onnipotenza, non lo è con la motivazione etica che la legislazione in materia ha ben accolto: il controllato – in questo caso, la figura apicale della Fondazione – non può essere nello stesso tempo il controllore – da sindaco – dell’attività della struttura. La bozza di Statuto contiene questa grave anomalia e non sorprende che dopo lo sconcio dell’affidamento del progetto di restauro della Dogana, dopo la contraddetta definizione dell’area su cui impiantare il surreale parco dei divertimenti, dopo la presentazione spettacolare del piano di project financing per il rifacimento dello Stadio comunale - prima ancora di espletare le modalità delle manifestazioni d’interesse - un ulteriore atto amministrativo prodotto dagli uffici di Piazza del Popolo immagini di percorrere itinerari extra lege. 

Sarebbe sufficiente questo per imporre la chiusura della partita Fondazione. Per affermare – come è giusto fare – la sua inappellabile inutilità. Per verificare che anche le belle intenzioni di attrarre investimenti privati sono autentiche velleità, in una Città e in una Provincia che ha già sperimentato negativamente questa strada con l’Istituzione “Teatro Carlo Gesualdo”. Per alimentare la malizia che dietro la proposta di una Fondazione si nasconda il tentativo di creare un ulteriore inutile e dannoso carrozzone.

Basterebbe al contrario avere un assessorato alla Cultura in grado di lavorare a un progetto di ricostruzione e di riappropriazione degli spazi pubblici a disposizione: il complesso del Teatro “Carlo Gesualdo”, la Casina del Principe, l’ex Gil ora Centro di cultura cinematografica “Camillo Marino e Giacomo D’Onofrio”, la palazzina “Victor Hugo”, Villa Amendola e aggiungendovi l’antica Dogana quando verrà finalmente recuperata.  Certamente aprendosi ai contributi che possano giungere dalle associazioni e dai gruppi presenti sul territorio, ma valutandoli sulla base di un progetto culturale per Avellino e per l’Irpinia che abbia unico e indissolubile principio quello della qualità.

Basterebbe un assessorato alla Cultura per rapportarsi con i vari livelli istituzionali, dal governo nazionale alla Regione Campania passando per la Provincia, e cogliere occasioni, possibilità e risorse – che ci sono e che puntualmente sfuggono per miopia e inefficienza – in grado di garantire interventi, manifestazioni, rassegne e soprattutto progetti che abbiano lo sguardo lungo. Basterebbe un assessorato alla Cultura per collegarsi con chi già opera nel settore ad Avellino, purtroppo in larga solitudine: il corso di laurea in Enologia e Viticultura della facoltà di Agraria di Portici, il Cnr impegnato nelle Scienze dell’Alimentazione, il Conservatorio musicale “Domenico Cimarosa”, il Centro studi meridionalistico “Guido Dorso”.

Basterebbe un assessorato alla Cultura per dialogare con le Università di Salerno-Fisciano e di Benevento, e fare di Avellino il baricentro di nuove e opportune possibilità di ricerca e studio. Basterebbe un assessorato alla Cultura attento, interessato e coraggioso per raccordare quel che c’è, quello che potrebbe esserci e quello che ci sarà. Non una presunta Fondazione. La cui suggestione ha almeno avuto il merito di rianimare un dibattito che ci si augura, superato il goffo tentativo di quest’amministrazione comunale, miri a un progetto di cui Avellino ha bisogno.  Su questi temi Controvento terrà nelle prossime settimane una iniziativa pubblica aperta ad associazioni e cittadini.