Taccone: "Avellino? Mai fallito, ho rifiutato la Lega Pro"

I retroscena dell'ex patron dei lupi, contestato ad Agropoli: va su tutte le furie e lascia l'aula

Avellino.  

“L'Avellino non è fallito e non ha mai avuto problemi economici. Il ritiro ve lo garantisco, l'allenatore ve l'ho dato, prendete un altro socio che sia più gradevole alla piazza. Grazie di tutto, arrivederci.”. Si è congedato così Walter Taccone ancor prima che iniziasse la sua avventura nell'U.S. Agropoli (Serie D) a soli due giorni dall'anniversario della bocciatura del ricorso al Tar del Lazio, che sancì la definitiva non ammissione al campionato di Serie B dell'Avellino per gli ormai noti problemi legati alla fideiussione presentata a corredo della domanda di iscrizione.

L’ex presidente biancoverde, affiancato dall’imprenditore irpino Stefano Bisogno, è stato contestato ad Agropoli durante la conferenza stampa del suo insediamento da presidente onorario ed è andato su tutte le furie quando, dopo diversi minuti in cui è stato bersagliato dalle critiche dei tifosi presenti nella sala consiliare del Comune (a dir poco scettici sul suo ruolo, non in prima linea, in società, ndr) qualcuno degli supporter stessi ha detto di non voler rischiare di fallire come l'Avellino. La goccia ha fatto traboccare il vaso della pazienza di Taccone, che ha così deciso di andarsene, disimpegnandosi dal progetto intrapreso, lasciando senza parole il dimissionario patron dei delfini Domenico Cerruti, che, dopo tanti anni, era riuscito a coinvolgerlo nelle sorti del club cilentano. Se lo strappo sia definitivo o meno, sarà solo il tempo a dirlo, ma, intanto, il ritorno nel mondo del calcio di Taccone è, allo stato attuale, sfumato.

Nel corso della conferenza non erano, soprattutto, mancati altri clamorosi affondi in riferimento all'esperienza, andata in frantumi, con l'Avellino: “Cerruti sono anni che chiedeva di dargli una mano, ma per le note vicende dell'U.S. Avellino non ho mai potuto. Non posso dare un aiuto in prima persona all'Agropoli perché sono ancora il presidente di quella società, che ora si chiama Avellino Calcio; che non è mai fallita, è regolarmente iscritta alla Figc e non ha mai avuto problemi economici. Il 5 luglio dell'anno scorso ho fatto una ricapitalizzazione di 3 milioni e 700 mila euro e dopo cinque giorni siamo stati sbattuti fuori dal campionato di Serie B per un pezzo di carta presentato neppure 24 ore dopo il termine ultimo. Ho presentato ricorso al Consiglio di Stato, ho perso 14 milioni di calciatori, il titolo di Serie B che vale 10 milioni e 4 milioni di sponsor. Andremo in giudizio civile per chiedere danni economici. Nel momento in cui l'U.S. Avellino perderà il ricorso anche al Consiglio di Stato, allora comparirò come socio o come presidente dell'Agropoli. Mi avevano proposto la Lega Pro e un indennizzo di danni elevato, ma mi sono intestardito, ho fatto ricorso al Tar e ho perso. Al Consiglio di Stato non chiederò di essere iscritto in Serie B perché i poteri forti continuano a lavorare contro l'Avellino. Sibilia? Non faccio nomi."