"Stai buono, mo' ven o' President e ti dà l'osso..."

La visita del Capo dello Stato, Sergio Mattarella

stai buono mo ven o president e ti da l osso
Benevento.  

“Stai buono, mo' ven o' President e ti dà l'osso...”, dice un signore, con l'aria divertita, al bull terrier che un suo amico ha al guinzaglio. Il cane è insofferente, vorrebbe andare in giro, non starsene fermo là, ma deve obbedire. Sono le 9.30 e, se non ci fosse un imponente servizio d'ordine nel tratto tra piazza Castello e piazza Santa Sofia – e non solo -, a Benevento sembrerebbe una giornata come tante. Non lo è.

Il cielo è grigio perchè il sole fa soltanto capolino, il vento sferza i volti di chi attende l'arrivo del Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Lateralmente alla Prefettura sono visibili tre striscioni che tengono su, rispettivamente, le delegazioni dei lavoratori dello Stir di Casalduni, del Comitato delle vittime dell'Appia e dei 455 idonei della Polizia che non sono stati chiamati. I primi chiedono legalità, gli altri, rispettivamente, che venga messa la parola fine sulle tragedie della statale – l'ultima pochi giorni fa – e di poter indossare la divisa.

Ecco Vincenzo De Luca, presidente della Regione: lo accoglie il consigliere regionale Mino Mortaruolo, entrambi si infilano in un bar, per un caffè. C'è poca gente, la partecipazione è scarna, comunque non linea con le previsioni per un evento che mancava da un bel pezzo. Mancano le bandiere, tutti quei Tricolori che erano stati sventolati quando era stato Azeglio Ciampi a visitare il capoluogo sannita.

Qualche scolaresca agita i colori che fanno battere i nostri cuori, ma è poco. Pochi i giovani, gli sguardi si allungano sulla sommità del palazzo del governo, dove stazionano i tiratori scelti. L'orologio segna cinque minuti dopo le 10 quando due motociclisti della Polizia e una pattuglia della Stradale introducono il corteo presidenziale.

Si alza un applauso, tiepido, le macchine guadagnano l'accesso a piazza Santa Sofia. Mattarella scende, incrocia le autorità e si avvia verso il Museo. Ne esce dopo mezz'ora, che vuoi che sia una pioggerellina. Un nuovo battimani, un altro ancora, meno timidi di quello iniziale. Fotografi, telecamere e microfoni impazzano, Mattarella risale in auto.

Alle 10.42 si riparte, in direzione dell'Università. Il bull terrier assiste in silenzio, docile. Gli striscioni di protesta sono nel frattempo diventati due, alcuni salutano quando transita la macchina che accoglie il Presidente. Arrivederci, Mattarella.