Diga di Campolattaro, Bonavitacola rassicura: acqua prevalentemente nel Sannio

FOTO - Il vicepresidente della Regione a Benevento: "Opera imponente da finire entro dicembre 2026"

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Benevento.  

“Prioritariamente l'acqua della Diga di Campolattaro, dopo i lavori che saranno effettuati grazie al Pnrr, sarà utilizzata nel Sannio. Chiarisco per sgomberare il campo da equivoci e polemiche: per quanto riguarda l'approvvigionamento idrico irriguo sarà esclusivamente per la provincia di Benevento, quello idropotabile principalmente per il Sannio ma essendo di tali dimensioni ne beneficerà l'intero sistema idrico potabile di tutta la regione”.

Queste le parole del vicepresidente della Provincia di Benevento, Fulvio Bonavitacola, che questo pomeriggio , dopo una tappa a San Giorgio del Sannio per parlare dell'ex stabilimento per la lavorazione dei tabacchi, ha fatto tappa alla Rocca dei Rettori per incontrare le associazioni ambientaliste e quelle agricole e parlare del progetto per la Diga di Campolattaro. “Abbiamo programmato un'agenda di incontri per confrontarci con tutti. Si tratta della più importante opera idrica che per i prossimi trent'anni sarà la più importante realizzazione finanziata per 200 milioni dal Pnrr e per oltre 300 milioni di euro da fondi della Regione Campania. In primo luogo – ha rassicurato ancora il numero due della Regione Campania - questa risorsa sarà destinata a questo territorio per colmare un deficit idrico ben noto e che anno dopo anno diventano sempre più frequenti”.

Fondamentale, come per tutte le opere che rientreranno nel Pnrr è rispettare i tempi: “L'opera si deve completare entro il 31 dicembre del 2026, Non abbiamo voluto burocratizzare la conferenza dei servizi per acquisire i pareri. Abbiamo voluto anche avere incontri diretti con i vari soggetti”. Ed è per questo che nel pomeriggio Bonavitacola ha incontrato ambientalisti e mondo agricolo “per acquisire suggerimenti e critiche”.

Lavori che prevedono la costruzione del potabilizzatore, della galleria principale di derivazione da Campolattaro e le grandi adduttrici, poi c'è il tema sulle reti di distribuzione dove rientrano gli Ato e la società come Gesesa che serve la gran parte dei Comuni e ci sono poi altri 28 centri serviti dall'Alto Calore. Dobbiamo razionalizzare e lo devono fare soprattutto gli organi di governo degli Ato. Noi come Regione faremo la nostra parte”.

Il vicepresidente e assessore regionale Bonavitacola ha poi toccato anche il tema dei rifiuti rimarcando la necessità di costruire impianti e far ripartire lo Stir di Casalduni: “Si devono rimuovere al più presto i materiali combusti ripristinando la funzionalità di questo impianto. Poi, noi riteniamo utile prevedere anche l'impianto di compostaggio che è adeguato alla produzione bassa di rifiuto indifferenziato. Questa provincia fa un'ottima raccolta differenziata, quindi l'impianto da noi previsto a Calsalduni non è sottodimensionato”.

Accolto dal presidente facente funzioni della Provincia di Benevento, Nino Lombardi, l'assessore regionale all'Ambiente, Fulvio Bonavitacola ha incontrato le associazioni con in testa il WWF con il responsabile provinciale Camillo Campolongo. Associazione ambientalista che proprio lungo l'invaso da anni gestisce l'oasi WWF. “Il nostro obiettivo – ha spiegato Campolongo – è mantenere la ricchezza di biodiversità unica a livello regionale e anche dell'Italia Centro Meridionale”.

42 milioni di metri cubi d’acqua serviranno gli usi civili: si raggiungerà il 70% della popolazione complessiva sannita anche con altri sistemi di adduzione; il resto raggiungerà anche le altre aree campane attraverso l’Acquedotto campano.

Per l’uso irriguo sono disponibili 46 milioni di metri cubi d’acqua per irrigare 15mila ettari di territorio sannita, estensibili a 18mila utilizzando la risorsa di derivazione del Grassano.

Il progetto ha un apporto multidisciplinare che è stato illustrato dalla docente Rosaria D’Ascoli la quale ha illustrato la programmazione degli interventi per la rinaturalizzazione dell’area a margine dell’invaso.

Il Direttore Massimo Natalizio del Consorzio Sannio Alifano ha quindi dichiarato che il progetto aggiorna lo studio del Consorzio Valle Telesina di alcuni decenni or sono, attualizzate sia le superficie da irrigare che i fabbisogni colturali. Secondo l’Università di Agraria di Portici che ha realizzato lo studio di settore non ci sono margini di redditività significative se si superano quali quote di irrigazione i 250 metri sul livello del mare. Dunque tutte le superficie coltivabili in provincia di Benevento al di sotto di tale quota sono pari a 18mila ettari, anche considerando il cambiamento climatico in atto. I fabbisogni delle aree alte al di sopra dell’invaso (Morcone, Sassinoro) sono aree soggette a sollevamento con evidente appesantimento energetico. Lo studio ha quindi effettuato uno scenario delle diverse colture da insediare.

Per la Coldiretti, Gennarino Masiello ha ricordato che il progetto esistente "non servirà ad irrigare un ettaro in più di quanto già oggi non sia irrigato, ma servirà soltanto a far risparmiare sulla bolletta energetica del Consorzio Alifano (grazie alle due centrali idroelettriche). Quindi non ci sarà un aumento dell’area irrigata nel Sannio. Ci sono aree omogenee - ha concluso - dove si possono fare investimenti produttivi: ma quanto ci è stato presentato oggi non ci soddisfa appieno. Dobbiamo aumentare la superficie agricola irrigata”.

Nicola De Leonardis di Confcooperative Campania ha affermato "che occorre tenere nella dovuta considerazione le aziende che operano nelle aree a monte del lago sul Tammaro perché esse sono già oggi in sofferenza".

Carmine Fusco della CIA ha infine concordato sul fatto che occorre "pensare a servire almeno le aree attraversate dalla condotta principale ed ha quindi sollevato il problema della concessione di eventuali sgravi per le bollette energetiche delle Aziende agricole sannite".