Libera ricorda Ievolella e avverte: gestione fondi Pnrr non come post terremoto

Oggi la celebrazione in memoria del carabiniere ucciso. "La politica non affronta il problema mafia"

libera ricorda ievolella e avverte gestione fondi pnrr non come post terremoto
Benevento.  

Benevento e Palermo unite nel ricordo di Vito Ievolella, il Maresciallo maggiore dei Carabinieri ucciso dalla mafia il 10 settembre di 41 anni fa. Il suo impegno investigativo faceva paura alla criminalità al punto da eliminarlo con un feroce agguato nel capoluogo siciliano.

Nella sua città d'origine, Benevento, lo ha ricordato Libera con una cerimonia nella strada che gli è stata intitolata.

“Una storia che Libera ha riscoperto alcuni anni fa – ha spiegato Michele Martino, il referente dell'associazione – e che ci ha consentito di avvicinarci anche ai familiari della vittima. I suoi nipoti vivono ancora a Benevento, mentre la figlia con cui ci siamo idealmente uniti vive a Palermo dove in concomitanza con questa celebrazione si sono vissuti altri momenti in sua memoria”.

E Martino ne ricorda l'impegno “Era un bravissimo investigatore, tanto da meritare il soprannome di segugio. E' una storia che impone una riflessione soprattutto in merito al momento dell'uccisione. Quel giorno – racconta – non era in servizio, era stato dimesso dall'ospedale e proprio da lì partì la telefonata che portò all'agguato a dimostrazione delle complicità esterne che hanno le mafie”.

Contro una politica collusa, una società civile disattenta e complice c'è ancora da combattere anche nel Sannio “Ci sono anche qui complicità tra cattiva politica, cattiva imprenditoria e apparati tecnici che non servono il territorio ma vogliono un territorio al loro servizio e allora fare memoria significa avere la responsabilità di queste riflessioni”.

Alla cerimonia di questa mattina hanno partecipato i familiari di Vito Ievolella, i rappresentanti dell'arma dei Carabinieri, la Polizia municipale, i volontari di Libera.
E poi ha lanciato l'allarme “Stiamo vivendo una campagna elettorale dove nessuno parla di mafia, malaffare e corruzione non si tratta di una distrazione ma di una scelta. Sono temi scomodi. E' un tema scomodo dire che i fondi del Pnrr devono essere messi in sicurezza da corruzione e malaffare. Non se ne parla perché è considerato un problema, si crede che possa bloccare lo sviluppo. Noi non possiamo permetterci un nuovo 23 novembre 1980, sappiamo bene cosa è accaduto con la gestione dei fondi post terremoto e la capacità delle mafie di intercettare addirittura finanziamenti europei. Occorre prendere posizioni chiare. Occorre che i politici dicano senza mezzi termini che i voti della criminalità non li vogliono”.