La matematica non sarà mai il mio mestiere? Ma anche no. Una frase simbolo di una canzone che ha accompagnato intere generazioni di studenti viene oggi presa in prestito dal professor Carlo Mazzone, ambasciatore Global Teacher Prize, per parlare di un concetto che appare ancora difficile da scardinare. “La matematica può essere bella”
Commentando la fotografia restituita da un'indagine della fondazione Agnelli e Rocca e riportata oggi dal quotidiano 'la Repubblica' il “prof dei record” invita ancora una volta a fare sintesi e invertire la rotta. I dati parlano di “un Sud bocciato in matematica”, di divari ancora forti tra studenti del Nord e quelli del Sud. Divari nell'apprendimento che sarebbero influenzati da fattori differenti, che concorrono tra loro, come il genere, l'origine, la formazione culturale e sociale.
Scuola: divari Nord - Sud
“Un problema atavico, soprattutto delle nostre zone. Conosco i problemi e venendo dal mondo delle aziende dico che portare l'indicazione del problema senza una soluzione credo non abbia molto valore. Invece, io credo che la soluzione sia anzitutto far scoprire di nuovo la necessità dell'impegno, ultimamente parlo di apologia della complessità, in particolare nel contesto della matematica e delle tecnologie in generale. Poi bisogna lavorare proprio sull'approccio diverso che è quello delle competenze, quindi lavorare non tanto sulle conoscenze ma sul saper applicare queste conoscenze e noi le traduciamo col contesto delle competenze”.
Carlo Mazzone: la matematica può essere bella
E dunque, il professor Mazzone non sembra aver dubbi: “La matematica è l'emblema, il simbolo della complessità. Bisogna scardinare la storia frase “la matematica non sarà mai il mio mestiere” oppure “che cosa brutta la matematica”. Quindi si deve partire anche da un racconto della matematica che può essere affrontare con i giusti metodi in maniera anche bella. E far capire che le cose complesse possono essere belle, credo che sia uno dei segreti”.
