Gamba amputata a paziente, assolti otto medici della Maugeri

Erano imputati di lesioni colpose gravissime

Benevento.  

Erano accusati , a vario titolo, di aver causato lesioni gravissime ad un uomo al quale era stata amputata una gamba. Chi – sosteneva la Procura- per non aver tempestivamente posto la diagnosi, chi per non aver disposto i necessari accertamenti o prescritto una terapia opportuna, chi, infine, per aver ritardato il trasferimento. Sono stati però tutti assolti perchè il fatto non sussiste.

E' l'epilogo, firmato dal giudice Francesca Telaro, del processo nei confronti di otto medici della Maugeri di Telese, coinvolti in un'indagine del sostituto procuratore Marcella Pizzillo su una vicenda che risaliva ad otto anni fa. La sentenza ha riguardato i dottori Antonio Nicolino, 58 anni, di Montesarchio; Antimo Papa, 58 anni, di Tocco Caudio, Francesco Cacciatore, 50 anni, di Napoli, Bernardo Lanzillo, 58 anni, di Cardito, Vincenzo Provitera, 53 anni, di Napoli, Claudio Calabrese, 58 anni, di Cautano, Gianluca Iannuzzi, 50 anni, di Napoli, Francesco De Risi, 71 anni, di Sant'Angelo d'Alife.

Era il 31 maggio del 2009 quando il paziente aveva subito a Napoli, dove era stato trasportato, l'amputazione dell'arto inferiore destro, irrimediabilmente compromesso da una cancrena ischemica. Il malcapitato si era ricoverato a fine aprile nella struttura telesina, nove giorni dopo un “intervento chirurgico di rivascolarizzazione miocardica, complicato da ictus cerebrale ischemico in prima giornata”, al quale si era sottoposto a Roma. Secondo gli inquirenti, avrebbe accusato un dolore improvviso per il quale gli era stato somministrato un analgesico.

L'accusa riteneva che da quel momento in poi i sanitari che si erano occupati del degente non avrebbero agito correttamente: in soldoni, non avrebbero praticato gli esami che avrebbero consentito di individuare l'ischemia dell'arto destro, che sarebbe stata diagnosticata il 27 maggio. A quel punto erano state chieste alcune consulenze, poi il trasferimento a Napoli, dove non era stato possibile fare alcunchè di diverso dall'amputazione.

Ora, come detto, la conclusione del processo, scandito anche da una perizia dispsota dal giudice, e l'assoluzione degli imputati, difesi dagli avvocati Paolo Abbate, Antonio Bruno Romano, Maria Teresa Vallefuoco, Nicola Majatico, Cecchino Cacciatore, Ferdinando Fusco, Bianca Lamartora, Silvio Savarese, Maria Cappiello e Giovanni Festa.

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