"Faccio le carte, al resto pensa mio marito. Sono all'antica"

Processo a De Libero e Colangelo, in aula la moglie di Umberto Conti, il loro accusatore

San Lorenzo Maggiore.  

“Io faccio le carte e mi occupo della casa, al resto pensa mio marito. Io sono una donna all'antica: moglie, mamma e nonna, e non ho rapporti con gli uomini”. Lei è Rosalia Rinaldi, intestataria dell'impresa gestita da Umberto Conti, il grande accusatore di Emmanuele De Libero, dal 21 aprile ex sindaco di San Lorenzo Maggiore, e Pellegrino Colangelo, capo dell'ufficio tecnico comunale, imputati di concussione per una tangente pretesa per un lavoro di infrastrutturazione, in subappalto, nell'area Pip del centro telesino.

Rinaldi è stata ascoltata questa mattina in un processo nato da un'indagine del pm Donatella Palumbo e dei carabinieri di Cerreto Sannita, che si concluderà il 20 giugno con la discussione e la sentenza. Incalzata dagli avvocati Claudio Sgambato e Robero Prozzo, non ha fatto nulla per nascondere una certa dose di insofferenza rispetto alla “insistenza” e alla “ripetitività” delle domande dei difensori, con i quali ha anche battibeccato.

“Questo duetto non è consentito”, ha tuonato, interrompendolo, il presidente del collegio giudicante, Fallarino (a latere Rotili e Cubelli), invitando la teste a non avventurarsi in commenti e a limitarsi a rispondere alle domande. Che hanno inevitabilmente riguardato il suo ruolo, sul quale lei è stata perentoria. “Io firmo e basta, non so ciò che fa mio marito, mi fido di lui”.

Scandita anche da alcuni “non ricordo”, la sua escussione è scivolata via tra riferimenti al rinnovo dell'attestazione Soa necessaria per partecipare alle gare pubbliche - la difesa ha chiesto, ma senza ottenerla, la deposizione di Agostino Nardone, collaboratore della AtticoSoa, che l'aveva rilasciata- all'acquisto di materiali -un capitolo che ha offerto all'avvocato Antonio Di Santo, legale di parte civile, la possibilità di una precisazione - e ad alcuni lavori eseguiti a Milano per conto di un'altra società.

“Siamo stati lì per un anno, ricevendo piccoli acconti, per questo siamo tornati a San Lorenzo alla fine del 2014”. E delle 'richieste' che il coniuge avrebbe subito per quell'intervento nella zona Pip? “Non mi ha mai detto alcunchè, nè prima, né dopo gli arresti...”, ha replicato Rinaldi. Una “donna all'antica”.

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