Rimborsi scorte, difesa cita come teste ex senatore Viespoli

Uno dei poliziotti imputati non risponde, in aula il 13 aprile

Benevento.  

Avrebbero dovuto deporre oggi, ma erano assenti. Quattro testimoni indicati dalla difesa – tra loro l'ex senatore Pasquale Viespoli, che era invece presente qualche settimana fa, quando l'udienza era stata però rinviata – che saranno ascoltati il prossimo 13 aprile nel processo a carico di sei poliziotti e del titolare di un albergo tirati in ballo, con diverse posizioni, dall'indagine, diretta dal sostituto procuratore Giovanni Tartaglia Polcini e condotta dalla Digos, sui rimborsi delle spese sostenute nel 2011 nei servizi di scorta anche al parlamentare.

L'odierno appuntamento in aula dinanzi al giudice Fallarino è stato comunque scandito dalla scelta di Maurizio Aloia di avvalersi della facoltà di non rispondere alle domande che le parti gli avrebbero potuto rivolgere nel corso dell'esame. Con lui figurano a giudizio Salvatore Ingaldi, Alessandro Melisi, Angelo Gatta, Toni Intorcia e Nino Bruno Votto, ai quali si aggiunge Ernesto Arcioni, un albergatore di Roma, difesi dagli avvocati. Angelo Leone,Vincenzo Regardi, Antonio Leone, Camillo Cancellario e Guido ;Lombardi.

L'attenzione degli inquirenti è stata puntata sulle somme che sarebbero state incassate dopo aver presentato fatture e ricevute, ritenute false, relative ai costi sostenuti per il pernottamento ed i pasti nella Capitale. Le accuse a vario titolo: truffa e falso.

L'inchiesta era rimbalzata all'onore delle cronache il 16 aprile del 2012, quando Aloia, Ingaldi e Melisi erano stati sottoposti all'obbligo di dimora, Arcioni a quello di presentazione alla polizia giudiziaria. Misure meno afflittive di quelle proposte dal Pm, poi revocate a distanza di una settimana dal gip Flavio Cusani, che le aveva adottate. Nessun provvedimento, invece, per gli altri, indagati a piede libero.

A dare il via all'attività investigativa erano state le differenze emerse tra le note di rimborso di alcuni agenti impegnati nelle scorte. Di qui una serie di accertamenti, anche sui telepass, che avrebbero consentito di ricostruire un meccanismo che avrebbe permesso di intascare alcune migliaia di euro.

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