Mani sulla città, prescritti quindici capi di accusa

Questa mattina la pronuncia del Tribunale

Benevento.  


Ha dichiarato l'intervenuta prescrizione dei reati contestati in quindici capi di accusa, oltre la metà di quelli prospettati. E lo ha fatto solo per quelle imputazioni sulle quali il pm Maria Scamarcio e le difese avevano concordato, ma non per le altre sette, pure proposte per la declaratoria di prescrizione dal rappresentante della pubblica accusa, sulle quali le stesse difese avevano espresso il loro dissenso, chiedendo un proscioglimento nel merito.

Erano da poco trascorse le 10.30 quando il Tribunale ha scritto la parola fine su numerosi capitoli al centro del processo denominato Mani sulla città, nato da un'inchiesta del sostituto procuratore Antonio Clemente e della digos su appalti e forniture di beni e servizi del Comune di Benevento. La prescrizione è scattata – per alcuni imputati restano in piedi altre contestazioni – per Antonio Cavaliere, Maurizio Lando, Cipriano Di Puorto, Giuseppe Pellegrino, Giovanni Racioppi, Robero La Peccerella, Achille Timossi, Giuseppe Somma, Aldo Damiano, Andrea Scocca, Mario De Lorenzo, Fausto Pepe, Mario Siciliano, Silvio Diana, Luigi Lugas, Franco Diana, Salvatore Maggio, Antonio Chiantese, Angelo De Maria, Silvano Capossela, Anna Maria Settembrini, Pietro Ciardiello, Giancarlo Sperduti, Fortunato Capocasale, Giuseppe Lamparelli e Antonio Orlacchio.

Si tratta di ventisei persone, la stragrande maggioranza delle quali uscita definitivamente dal processo, che erano state tirate in ballo, a vario titolo, per i falsi ipotizzati in relazione agli appalti della pedonalizzazione del centro storico (anche frode nelle pubbliche forniture) e del parco archeologico di Cellarulo, per più emissioni di fatture per operazioni inesistenti, per l'abuso d'ufficio e la truffa per i marciapiedi a Pacevecchia, per il falso e la truffa per le presenze nelle commissioni della Provincia.

Epilogo inevitabilmente amaro – un dato più volte rimarcato, che interessa chi ha investigato, coloro che sono stati spediti a giudizio e quanti avrebbero dovuto pronunciarsi - per un'indagine che, visto il numero di imputati (46 più dodici società), sarebbe stato necessario forse dividere in tronconi più piccoli.

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