"Abusata dal patrigno dall'età di 6 anni", sentenza a febbraio

Chiusa l'istruttoria del processo a carico di un uomo di Arpaia

Benevento.  

Hanno ricostruito i rapporti tra la ragazza ed il patrigno, definiti all'insegna della normalità. A sentire tre familiari, dunque, nulla di squallido e morboso, come sostiene invece la Procura, che ha contestato ad un ultracinquantenne di Arpaia (la mancata indicazione delle generalità serve a tutelare l'identità della parte offesa ndr) l'accusa di aver abusato della figlia dell'ex convivente tra il 2006 ed il 2009.

Una delle bruttissime storie che da sempre costellano la vita della nostra provincia, ormai in via di definizione. Perchè l'udienza di questa mattina ha chiuso l'istruttoria dibattimentale, lasciando spazio alla discussione ed alla sentenza del Tribunale, in programma il 1 febbraio del prossimo anno. Sarà l'epilogo di primo grado di un'indagine del sostituto procuratore Marcella Pizzillo e della Squadra mobile, che l'avevano avviata dopo una denuncia presentata nel 2014.

Secondo gli inquirenti, l'uomo -– è difeso dall'avvocato Mario Cecere - avrebbe iniziato a violentare la piccola sin da quando aveva 6 anni, ed avrebbe continuato per un lungo periodo. Sfogando i suoi istinti anche mentre la minore era nel lettone, tra la mamma e lui che ne era il compagno. Ascoltata nel precedente appuntamento in aula, la donna aveva spiegato di non essersi mai accorta di alcunchè, perchè all'epoca, per dormire, assumeva psicofarmaci.

Aveva anche aggiunto di aver nutrito più di un sospetto sul compagno quando, nel 2008, rincasando dopo aver fatto visita ad una vicina, aveva trovato chiusa una porta che aveva lasciato parzialmente aperta. Aveva bussato, poi, spostando una veneziana, aveva notato l'atteggiamento equivoco dell'imputato, seduto su un divano con la ragazzina. Lui, aveva continuato, era poi corso in bagno, e successivamente aveva eluso le domande che lei gli aveva rivolto.

Era stata una psicoterapeuta, che con uno psichiatra seguiva la bambina, affetta da un lieve ritardo cognitivo, a raccogliere il racconto della presunta vittima -in precedenza si era confidata con una zia, che a sua volta aveva avvertito la madre -, poi ripetuto nel marzo del 2016 durante l'incidente probatorio, proposto dal Pm, dinanzi al gip Maria Ilaria Romano.

In quella occasione la ragazza, assistita dall'avvocato Carmen Esposito, aveva ripercorso le fasi della vicenda alla presenza dell'imputato, che dal canto suo ha sempre respinto ogni addebito.

Esp