Omicidio Parrella, 16 anni a Silvio Sparandeo

Rito abbreviato: condanna per omicidio volontario. Il Pm aveva chiesto 20 anni

Benevento.  

Il 26 settembre era stato il pm Miriam Lapalorcia, al passo di addio alla Procura sannita (ora è in forza a quella di Foggia) a chiedere 20 anni, con rito abbreviato, per omicidio volontario. Sulla stessa lunghezza d'onda, questa mattina, e con argomentazioni, se possibile ancora più forti, sulla violenza dei colpi e sulle parti del corpo alle quali erano stati inferti, anche mentre il malcapitato era inerme, gli avvocati Angelo Leone e Grazia Luongo (per la mamma, due sorelle ed altrettanti fratelli della vittima, parti civili), che si sono espressi per la dichiarazione di responsabilità dell'imputato.

Di segno diametralmente opposto, come è ovvio, le arringhe dei difensori, gli avvocati Dario Vannetiello e Maria Cristina Caracciolo. Che hanno proposto l'assoluzione del loro assistito e, in subordine, nel quadro di un delitto preterintenzionale, la concessione delle attenuanti generiche, l'eliminazione dell'aggravante dei futili motivi, il minimo della pena e la revoca o la sostituzione della misura cautelare. Conclusioni alle quali sono giunti dopo aver escluso l'esistenza del nesso di causalità tra i colpi ed il decesso, sottolineando il contenuto di un'intercettazione, la natura della lesione cranica, ritenuta più compatibile con una caduta che con un pugno (anzi, valutando le immagini, uno schiaffo).

Mancava poco alle 13 quando la discussione è terminata, dando il via all'attesa per la sentenza che si è conclusa alle 16.45, quando il gup Francesca Telaro ha letto il dispositivo: 16 anni, concessa l'equivalenza delle attenuanti generiche con le aggravanti, a Silvio Sparandeo, 28 anni, di Benevento, riconosciuto responsabile dell'omicidio volontario di Antonio Parrella, 32 anni, morto al Rummo il 27 luglio dello scorso anno per le conseguenze delle botte subite, la sera precedente, durante una festa di compleanno.

Per Sparandeo anche il risarcimento dei danni, da liquidarsi in separata sede, alle parti civili e il pagamento di una provvisionale di 40mila euro, immediatamente esecutiva, in favore delle stesse. Infine, respinta l'istanza di revoca o attenuazione della misura.

E' l'epilogo di primo grado di una vicenda drammatica ed inquietante, oggetto di un'indagine curata dalla Squadra mobile e sfociata, lo scorso 10 aprile, nell'arresto di Sparandeo. A suo carico un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, confermata dal Riesame, adottata dal gip Flavio Cusani, che, a differenza del Pm, aveva però qualificato l'omicidio come preterintenzionale.

Silvio Sparandeo – questo il ragionamento del dottore Cusani - non aveva l'intenzione di uccidere Antonio Parrella, un “amico con il quale aveva scherzato per l'intera giornata, con il quale non esistevano motivi di tensione, conflitto o contrasto”. Picchiandolo, voleva dargli una lezione, “per aver rovinato il clima di festa proprio al taglio della torta”. La sua “ebbra e smodata euforia” era stata tollerata fino a quando il 32enne aveva “ecceduto, venendo per due volte alle mani con il cantante, Michele Meoli”. In occasione del secondo litigio, accaduto sulla terrazza dove doveva essere servita la torta, Corrado Sparandeo, innervosito dal comportamento di Parrella, gli aveva assestato due schiaffi al volto. Antonio Parrella era poi fuggito, inseguito da Silvio Sparandeo. Era caduto lungo le scale, si era rialzato ed aveva continuato la sua corsa verso il parcheggio. Anche Silvio Sparandeo era finito a terra, sulla ghiaia dell'area di sosta, ma si era rimesso in piedi, scivolando, glutei a terra, lungo la pendenza di un terrapieno, e raggiungendo Parrella, che a sua volta era caduto per le seconda volta a causa del dislivello dell'ultima parte della scarpata, restando faccia a terra. Erano le 21.00.58: l'orario - sfalsato in avanti di circa 18 minuti rispetto a quello reale -della telecamera. Da quel momento erano trascorsi 1 minuto e 56 secondi, scanditi dall'aggressione. Durata, aveva scritto il Gip, non diversi minuti, ma 13 secondi.
Quelli nei quali Silvio Sparandeo prima aveva girato il corpo di Parrella, poi lo aveva colpito con tre pugni al viso. Lo avevano bloccato, infine gli aveva assestato un calcio tanto forte da spostare di qualche centimetro, Parrella, dalla sua posizione. Poi, al pari di un'altra persona, aveva gettato dell'acqua in faccia al 32enne ed era andato via, “resosi conto ben presto del danno fisico procurato”, dopo essersi assicurato che fosse stata chiamata un'autoambulanza.

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