D'accordo: niente forme di perdonismo o di giustificazionismo per chi commette un reato come quello addebitato alla 34enne di Campolattaro, da qualche ora chiusa in una cella. Ma neanche sentenze sommarie, commenti 'sparati' sui social e accompagnati dalle richieste più severe. Se davvero quella donna ha sbagliato, compiendo un gesto gravissimo ed inaccettabile, andrà processata come merita. Godendo di tutti i diritti che la legge le assegna.
Funziona così, grazie al cielo, e non potrà certo essere un'onda di feroce indignazione, inevitabilmente sempre più montante, a cambiare le regole di uno Stato di diritto. O davvero pensiamo che tutto possa essere stravolto nel nome di una soluzione solo con tratti moralisteggianti? Alzi la mano chi crede che la risposta giudiziaria, assolutamente dovuta, possa cancellare un evento terribile la cui causa, probabilmente, è annidata in quello straordinario e intricato groviglio che è la mente. Un insieme di cunicoli inesplorati che spesso sfociano nel buio di drammi che sembrano incomprensibili.
Quel piccolo di quattro mesi aveva il diritto di vivere e crescere, e non di finire la sua brevissima esistenza in quella maledetta scarpata lungo la statale 372. Quel piccolo è la vittima di una tragedia assurda che invita a riflettere sulla fragilità umana, sulla sua complessità, sull'incapacità di cogliere i sintomi di un disagio. Lo so: esistono coppie che combattono per decenni per vedersi affidare un bambino o una bambina, e che avrebbero fatto di tutto per stringere tra le braccia quel neonato al quale la mamma, secondo gli inquirenti, ha stroncato il futuro.
Storie segnate dall'amore che si è pronti a riversare su un figlio, che fanno purtroppo da contraltare a quelle, agghiaccianti, che rimbalzano all'onore delle cronache. Perchè lo ha fatto, non sapeva che avrebbe potuto lasciare il bambino ovunque? E' la domanda che più frequentemente è stata posta da questa mattina, appena la notizia si è diffusa. E' vero, è indiscutibile e davvero preoccupante che succedano ancora casi simili. Nel frattempo, però, è troppo chiedere di non giudicare?