Truffe bancomat, sette indagati: ecco come raggiravano vittime

Il procuratore Policastro: "Reato odioso, seriale e diffusivo che ha come campo il web"

Benevento.  

“I reati di truffa vengono perseguiti con grande competenza al pari di altri. Questo è possibile anche grazie alle specifiche professionalità acquisite nell'ultimo periodo” in servizio presso polizia giudiziaria della Procura.

Così il procuratore Aldo Policastro durante la conferenza stampa a margine dell'operazione che ha portato alla notifica di sette misure cautelari – 4 arresti domiciliari (una quinta persona ancora non è stata rintracciata per la notifica del provvedimento) e due obblighi di dimora (LEGGI ALTRO ARTICOLO) – nei confronti di altrettante persone indagate per truffa aggravata nei confronti di una persona residente a Cusano Mutri.
Un'indagine avviata dai carabinieri e svolta grazie all'attività dalla polizia giudiziaria presso la Procura e coordinata dall'ufficio inquirente sannita. Presenti alla conferenza stampa il capitano Francesco Altieri, comandante della Compagnia di Cerreto Sannita – il comandante della Stazione di Cusano Mutri, il maresciallo Renzi, il responsabile della sezione di Pg, l'ispettore Massarelli, il commissario capo Lorenzo Viglione, facente funzioni di dirigente della Squadra mobile e e l'assistente Truglia della Polizia Giudiziaria che ha svolto le indagini informatiche e tecniche sulla complessa vicenda.

Secondo l'accusa, la vittima della truffa, con una serie di raggiri aveva versato con 34 operazioni di ricarica effettuate tramite gli sportelli bancomat in favore di una serie di carte di pagamento riconducibili agli indagati. Un fenomeno comunemente detto truffa del bancomat.

Una truffa aggravata per “aver commesso il fatto – ha spiegato il procuratore Policastro - approfittando di circostanze di luogo tali da ostacolare la privata difesa, in quanto la distanza tra il luogo in cui si trovavano gli indagati e quello in cui era la vittima precludeva un efficace controllo preventivo da parte del denunciante in ordine alla veridicità di quanto prospettatogli tramite contatti telefonici e mediante l’applicativo “whatsapp”, e segnatamente la circostanza fattuale che le somme già versate dalla persona offesa fossero state effettivamente bloccate, nonché circa la serietà della trattativa economica”.

Dopo la ricezione della denuncia da parte dei militari di Cusano Mutri, sono stati gli agenti della Polizia di Stato ad effettuare riscontri ed attività telematiche che hanno consentito di identificare le sette persone (di cui due donne) autori della truffa.

Fingendosi interessati all’acquisto di quanto pubblicizzato in rete, uno dei complici contattava telefonicamente l’inserzionista, mediante utenze mobili intestate formalmente a cittadini stranieri (al fine di rendere impossibile o meno agevole la reale identità dell’interlocutore), e chiedeva di versare immediatamente in suo favore una somma di denaro a titolo di acconto per aggiudicarsi la vendita.

La modalità di pagamento proposta era la “ricarica istantanea” di carte ricaricabili bancarie o postali di proprietà e/o in uso alle vittime, in quanto tale tipologia di transazione presso sportelli ATM risulta la più veloce per effettuare un trasferimento di denaro.

Al fine di rendere più credibile la negoziazione e di carpire la fiducia degli inserzionisti, alle vittime vengono inoltrati anche copia di documenti d’identità di ignari soggetti precedentemente raggirati con analoghe modalità.

Rassicurato quindi circa l’identità dell’interlocutore, la vittima veniva invitata a recarsi presso il più vicino ATM postale o bancario per ricevere subito la ricarica istantanea concordata.

Presso lo sportello, inoltre, la persona offesa contattava o veniva ricontattata dai truffatori per effettuare le presunte operazioni tecniche di accredito: in tal contesto, al malcapitato veniva suggerito di inserire negli ATM la propria carta di credito o ricaricabile ed ad eseguire sul monitor una serie di operazioni per vedersi accreditato il denaro promesso.

In realtà, le procedure indicate telefonicamente dagli indagati inducevano la vittima in errore, in quanto le digitazioni eseguite non accreditavano alcun importo ma al contrario – inserendo il numero di carta nella disponibilità degli indagati- trasferivano istantaneamente denaro dalle carte della persona offesa a quelle in uso ai truffatori.

Nella maggioranza dei casi, le somme venivano parzialmente prelevate pochi minuti dopo dal loro accredito e 'riciclate' anche presso alcune sale giochi delle province di Reggio Emilia, Cremona e Parma, luogo di residenza delle persone raggiunte oggi dalle misure cautelari.

La vittima, nell’immediato, non aveva materiale percezione dello spossessamento appena subito, in quanto l’operazione di “ricarica istantanea altra carta”, alla fine della procedura eseguita all’ATM, non consente di visualizzare l’effettivo saldo contabile e di conseguenza l’eventuale diminuzione del credito disponibile.

La consapevolezza dell’addebito, invece che dell’accredito di somme, avveniva quindi solo a distanza di qualche ora, allorquando veniva effettuata dalla vittima una “stampa lista movimenti”.

A quel punto, contattato il presunto acquirente, i complici attuavano la seconda parte della truffa: contattavano con altra utenza mobile la vittima, e fingendosi direttore di una filiale di Poste Italiane, gli prospettavano falsamente che i soldi già versati erano in realtà stati bloccati, intimando altresì che per la loro restituzione sarebbe stato necessario versare ulteriori somme di denaro.

E così, di volta in volta, dopo i primi pagamenti effettuati agli inizi di maggio del 2018, la vittima è stata indotta a versare con altre operazioni (34 in tutto) ulteriori importi su diverse carte ricaricabili –risultate essere nell’effettiva disponibilità dei sette soggetti, che si recavano alla cassa per estinguere i conti correnti o per effettuare prelievi nominali- fino alla rilevantissima somma sopra indicata di 78.890,00 euro.

“Un'indagine – ribadito il procuratore capo Aldo Policastro - tutt'altro che conclusa". Sono state infatti sequestrate anche altre carte PostPay sulle quali ora si concentreranno le indagini.