La “bomba”, come l'aveva definita l'avvocato e ministro del governo grillin-leghista Giulia Bongiorno, esploderà a gennaio. Quando entrerà in vigore la sospensione della prescrizione – l'estinzione dei reati dopo un determinato numero di anni fissato in base alla loro gravità - dopo la sentenza di primo grado. Le speranze di disinnescarla sembrano ridotte al lumicino, anche perchè il nuovo esecutivo, nel quale i piddini hanno preso il posto dei salviniani, “non ha dato alcun segnale di discontinuità”.
A lanciare il grido di allarme su una “riforma scellerata”, testimoniato anche dall'astensione dalle udienze penali per una settimana, sono state le Camere penali italiane. Una protesta che a livello locale ha scelto di non rinchiudersi nel ristretto ambito degli addetti ai lavori, provando a rivolgersi all'opinione pubblica attraverso l'intermediazione degli organi di informazione.
Ecco il senso della conferenza stampa tenuta questa mattina nel salone del Consiglio dell'Ordine forense sannita: spiegare le ragioni di un blocco delle attività – ha puntualizzato Alberto Mazzeo, presidente dell'Ordine degli avvocati -, “che, per quanto non ci faccia piacere, rappresenta l'unico modo per far sentire la nostra voce” contro una norma che “riguarda tutti i cittadini: indagati, imputati innocenti o colpevoli che siano e parti offese”. Perchè a chiunque può capitare di essere chiamato in causa da un'inchiesta. Una riforma che, così come è stata ideata, lascia sul campo, intatti, i problemi legati “alla necessità di risorse umane ed economiche”.
E' la conseguenza, secondo Francesco Del Grosso, delegato dell'Organismo congressuale forense, di “una tendenza a mettere in discussione i diritti, visti con sempre maggiore fastidio e destinati alla sottomissione alle esigenze di sicurezza ed ordine pubblico”. La riforma, figlia del populismo, è “deleteria perchè dilaterà all'infinito i tempi processuali per chi incappa nelle maglie della giustizia e per le vittime dei reati. Le lungaggini dei processi non si risolvono con espedienti e trucchi come l'abolizione della prescrizione, ma con più magistrati e più fondi”.
Come uscire da “un periodo nel quale il sonno della ragione è alimentato dall'oppio della disinformazione populista e da una politica sempre più approssimativa ed ignorante”? Una domanda alla quale ha cercato di rispondere Domenico Russo, presidente della Camera penale di Benevento, che ha evidenziato “l'attacco all'assetto costituzionale”, paventando il rischio che gli interpreti di questa fase, “quando si renderanno conto delle conseguenze negative dell'abolizione della prescrizione, passino a scardinare altri principi, chiedendo, ad esempio, l'esecuzione anticipata della sentenza di primo grado”.
La battaglia che viene condotta -ha precisato -”non è in difesa degli interessi della categoria. La prescrizione è un istituto dello Stato di diritto, un baluardo di civiltà: abolirla significa lasciare i cittadini imputati per sempre, sotto scacco ed in balia dello Stato che aveva stretto con loro un patto per evitare l'accanimento giudiziario”. E ancora: “In Italia abbiamo circa 10mila fattispecie criminose, per fare in modo che i processi siano giusti e più brevi di quelli attuali bisognerebbe puntare ad una seria depenalizzazione, potenziare i riti alternativi e ripensare l'udienza preliminare che non funziona come filtro ed è un colabrodo. Così come è , la giustizia non funziona, ma i suggerimenti forniti dall'avvocatura sono stati ignorati e stravolti dalla cosiddetta 'Spazzacorrotti'”.
Russo ha poi affrontato il capitolo che nell'immaginario collettivo individua nella figura dell'avvocato la causa dei rinvii delle udienze. “Le parti – ha tuonato – non possono incidere sulla durata dei processi, quando gli avvocati chiedono il rinvio per un legittimo impedimento il decorso della prescrizione viene sospeso”.
E' quanto dimostra una ricerca curata da Unione Camere penali ed Eurispes su 13mila processi in tutta Italia: un lavoro dal quale emerge che nel 64% dei casi i rinvii sono “processualmente fisiologici (richiesta di termine e difesa, riunione ad altro procedimento, sola ammissione prove, assenza dei testimoni di tutte le parti etc)”, nel 16,2% sono determinati “da disfunzioni attinenti agli uffici del giudice, del pm o a problemi di cancelleria”, nel 15,8% “da altro” e, solo nel 4,0%, “da impedimenti del difensore (2,1%) o dell'imputato”.
A margine dell'appuntamento, la notizia di una manifestazione delle Camere penali campane in programma domani a Napoli e dedicata al "processo penale infinito", nella quale sarà intervistato Clemente Mastella.
