Francesco, 16 anni: una vita falcidiata sulla strada

Nell'agosto 2018 il dramma a S. Bartolomeo in Galdo: a giudizio il conducente di un'auto

francesco 16 anni una vita falcidiata sulla strada

Il giovane era in sella ad un ciclomotore

Benevento.  

I difensori avevano sollecitato il non luogo a procedere nei confronti del loro assistito, ma il gup Gelsomina Palmieri, in linea con la richiesta del sostituto procuratore Maria Gabriella Di Lauro e dei legali di parte civile – gli avvocati Giampaolo Benigni e Italo Benigni -, ha disposto il rinvio a giudizio.

Comincerà il 30 aprile del prossimo anno il processo a carico di Massimiliano Corvelli, 28 anni, di San Bartolomeo in Galdo, chiamato in causa dalle indagini dei carabinieri sulla morte di Francesco Sepe, 16 anni ancora da compiere, di San Bartolomeo, avvenuta al Rummo il 27 agosto del 2018, ad una settimana di distanza dall'incidente nel quale era rimasto gravemente ferito.

Il dramma, peraltro immortalato da alcune telecamere, si era consumato la sera del 20 agosto lungo via Variante, alle porte del paese, mentre il giovane era in sella ad un ciclomotore.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, mentre percorreva alla guida di un'Alfa 145 quel tratto di strada, “privo di illuminazione” e ad una “velocità superiore – non inferiore a 73 km/h- a quella massima consentita – 50 km/h”-, Corvelli, giunto in prossimità di una intersezione, avrebbe sorpassato tre autoveicoli, “andando ad impattare violentemente” con lo scooter Mbk Booster” condotto da Francesco, che lo precedeva nello stesso senso di marcia, “in fase di svolta a sinistra verso vico Sesto Cimitero vecchio”.

L'allora 26enne si era immediatamente fermato ed aveva dato l'allarme: soccorso, Francesco era stato trasportato in ospedale a Benevento, dove il suo cuore aveva cessato di battere per sempre il 27 agosto, per le complicanze cerebrali e cardiorespiratorie del politraumatismo subito nello scontro.

“Premesso l'assoluto rispetto per il dolore dei genitori dovuto alla perdita di un figlio – spiegano gli avvocati Vincenzo D'Apolito e Nicola Palmiotti, che assistono l'imputato-, riteniamo che la dinamica della tragedia non sia quella prospettata dall'accusa: non abbiamo scelto riti alternativi perchè puntiamo a definirla in dibattimento attraverso una nostra consulenza”.

Il papà e la mamma di Francesco, oltre ad alcuni familiari, erano questa mattina in Tribunale, dove sono rimasti fino alla conclusione dell'udienza preliminare. Da due anni chiedono “rispetto e giustizia” dopo un'esperienza terribile che la madre, Lina Mongella, ha raccontato in un libro a più voci: quelle delle vittime della strada, con l'obiettivo di rendere tutti più consapevoli della responsabilità che abbiamo verso noi stessi e verso gli altri quando ci troviamo alla guida di un veicolo.